Attenzione! Questo disco nuoce gravemente alle orecchie più delicate e soprattutto il volume elevato potrebbe portare gravi danni ai vostri serramenti.
Perchè torna in circolo dopo sei anni il trio più heavy e pesante del doom metal; il nuovo album è leggero quanto una cavalcata di pachidermi preistorici sulla schiena.
Si va da scossoni tellurici granitici, con riffoni degni della scuola sludge come nell’apertura “
Lambsbread” a pezzi semplicemente devastanti come “
Trismegistus” dove abbiamo una sezione ritmica che ti spalma al muro e il vocione da orco incazzato di
Matt Pike fa il resto.
Volete il doom? Eccovelo con la quinta innestata in “
Tough guy”, dove i riff sono ipersaturi e soprattutto grattano come un martello pneumatico.
Ma non è tutto, ci sono anche composizioni veloci ed arrabbiate vedasi la settima “
The beating” o per far capire che il terzetto non sa solo mazzuolare abbiamo una strumentale dal sapore orientaleggiante come “
Karanik yol”.
Un ritorno che farà la felicità degli amanti del genere e del combo americano, il mammuth si è risvegliato e vuole correre.
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