Nati come un duo nel 2004 gli olandesi
Shylmagoghnar oggi sono sostanzialmente un'estensione del talento multiforme di
Nimblkorg (
Kevin Bertrand all'anagrafe) che si occupa, oltre che di tutte le parti musicali e vocali, anche della produzione "homemade" del nuovo lavoro "
Convergence".
Siccome
qui vi avevo già tediato abbastanza su quanto io avessi apprezzato "
Transience" ed ancor prima il debut "
Emergence", eviterei di cadere nel banale ripetendomi e passerei a parlarvi del terzo, eccellente, lavoro sulla lunga distanza.
Piccola premessa: chi dovesse avere fretta o fosse alla ricerca di un disco "passatempo" non perda tempo su queste righe.
"
Convergence" dura 66 minuti in pieno stile
Shylmagoghnar i quali non cercano l'applauso, non vogliono essere brevi, hanno altissime esigenze musicali e di narrazione, pretendono molto dall'ascoltatore ma lo ricambiano con un continuo profondersi di emozioni.
"
Convergence" riprende il discorso - iniziato nel 2014 da "
Emergence" - da dove "
Transience" lo aveva lasciato sospeso e conclude la trilogia di un viaggio spirituale; ma se nei primi due capitoli si attraversava l'esistenza umana, il tempo e lo spazio, in questo epilogo tutto si fa più cupo, complesso e pesante segnando il percorso interiore della morte che si deve superare per giungere ad un piano superiore di realtà.
Il protagonista dell'album sta morendo e i testi descrivono il viaggio emotivo, filosofico e psichedelico che sta intraprendendo; "
Convergence" è anche un'allegoria per imparare a lasciar andare sia i risvolti positivi che quelli negativi del passato che ci impediscono di andare avanti e, alla fine, di raggiungere la pace interiore ed un nuovo livello di esistenza.
Dal punto di vista musicale
Nimblkorg quindi offre la colonna sonora perfetta per questo viaggio in cui la più cruda e pesante disperazione incontra la pura elegia e dove la distruzione lascia il posto all'armonia; "
Convergence" è il disco più personale e profondo dell'artista e non a caso è dedicato alla defunta madre di
Kevin.
Stupefacente, come d'abitudine, è la capacità della band di raccontare storie anche attraverso brani strumentali (ben 4 nell'album) riuscendo a distribuire con perizia le parti vocali rimanendo anni luce distante dalla monotonia.
Nelle 10 tracce del disco si annidano infinite sfumature, infinite declinazioni del metal: la bellezza monumentale ed epica (graziata da un intro di piano da brividi) di "
Follow the river", le trascinanti ritmiche melodic death di "
The sea" ed "
Infinion", gli echi synthwave di "
Gardens of the Erased", l'ncedere folk-power di "
Strata", la melodia nera che lambisce i lidi black di "
Threshold".
"
Convergence" dimostra come gli
Shylmagoghnar non abbiano paura di osare, non temano i confini del genere, infrangano con leggerezza i limiti decisi da altri restando in equilibrio tra luce ed oscurità, tra meraviglia ed orrore, tra vita e morte.
Album della consacrazione definitiva, Musica vera, Arte purissima, dovrebbe essere sulla bocca di ogni appassionato.
E invece......
Shylmagoghnar - "
The Sea"
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