Gli australiani
Flaming Wrekage, nel circuito underground già dal 2009, arrivano al traguardo del quarto full-length - a circa tre anni di distanza dal precedente
"Cathedral of Bones" -, dal suggestivo titolo
"Terra Inferna", rilasciato sotto l'egida della
Grindhead Records.
I
Flaming Wrekage ci propongono la loro miscela di melodic death metal fortemente ancorato al sound scandinavo degli anni '90, con una predilezione particolare per le coordinate stilistiche tracciate da album come
"Slaughter of the Soul" (1995),
"The Chainheart Machine" (2000) e
"Crowned in Terror" (2002); quest'ultimo, in particolar modo per quanto riguarda l'estremismo sonoro.
Gli australiani partendo da questi punti di orientamento si vanno così a collocare in quella terra di confine che dal melodic death si sporge nella direzione del deathcore, similmente a quanto fatto da
Unearth e
The Black Dahlia Murder, giusto per citarne un paio; senza che tuttavia la componente hardcore fagociti completamente le radici melodiche che contraddistinguono lo swedish sound, e le interpretazioni del genere date dalle altre formazioni scandinave.
Da quel che si può evincere da quanto appena affermato, si tratta di un LP suonato con il coltello tra i denti, e lo si avverte sin dal principio con la bordata sonora di
"Witch Hunt", introdotta dalle urla accattivanti e sgraziate di
Dave Lupton, dove si viene travolti continuamente da riffs assassini; lasciandoci subito presagire, in linea di massima, cosa andremo ad ascoltare. Ovvero linee di chitarra in grado di snodarsi tra classici tremolo, ritmi sincopati e breakdown piuttosto massicci, senza tuttavia culminare nei parossismi del deathcore; su cui si inseriscono, ovviamente, i tipici tappeti di doppia, blast beats a profusione e incastri al cardiopalmo.
Tutto ciò è sostenuto da una produzione che dona un pizzico di groove rimanendo però piuttosto asciutta, e smarcando un po' i
Flaming Wrekage dallo spettro dei
Lamb of God che infestava pesantemente i loro lavori precedenti.
Nell'insieme il disco è solido e scorre piacevolmente, grazie a un'attitudine che riesce a mantenersi catchy, e a una buona alternanza di brani che tentano di conferire al prodotto una molteplicità di sfaccettature.
I quattro deathsters per adempiere a tale impresa si aiutano con un uso oculato delle melodie (le tastiere sono assenti), culminanti talvolta anche in dei discreti solos, come avviene in
"Paralysis", volendone citarne una a scopo esemplificativo.
In generale è il guitarwork il protagonista assoluto del platter; seppure non sia da sottovalutare anche il lavoro al basso di
L.Campbell. Attore che rimane sempre ben presente raggiungendo, talvolta, picchi di personalità, mediante giri oscuri e densi che si smarcano dal marasma sonoro, portandolo così a impadronirsi momentaneamente della scena.
Tirando le somme, non si può certo affermare che il nuovo
"Terra Inferna" sia in grado di sorprenderci tramite soluzioni innovative; tuttavia riesce a donarci una prova muscolare degna di rispetto; grazie al furore di una line-up che suona con convinzione la musica che ama, portando a compimento l'obbiettivo di rinvigorire il genere e la loro interpretazione di esso.
Recensione a cura di
DiX88
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?