Le vicende dei
Lypswitch assomigliano a quelle di tanti altri gruppi che alla fine degli anni ottanta dalla “periferia del regno” (dalla Florida, nello specifico) si trasferiscono a
Hollywood con pochi mezzi e tanta voglia di emergere nell’inebriante scena della “mecca” del
glam / street metal californiano, in cui Guns N' Roses, L.A. Guns, Bang Tango, Love/Hate e D'Molls stavano facendo faville.
Una “competizione” serrata e agguerrita che li porta, anche grazie a un bel po’ di “sbattimento” tipico dell’epoca (affiggere e distribuire volantini, telefonare e inviare
newsletter alle persone li avevano contattati tramite le riviste del settore, …) ad esibirsi in locali mitici come il
Whisky a Go Go, il
Gazzarri's, il
Roxy e il
Troubadour e che, nonostante l’apprezzamento e le “promesse” discografiche, li ha poi condotti per mancanza di concreti sbocchi professionali allo scioglimento alla fine dell'estate del 1991.
All’alba dei 2000, grazie al ritorno in auge di certi suoni e una rinnovata brama di “licenziosa ribellione” da parte del pubblico di riferimento, il nome dei
Lypswitch torna a circolare, consentendo alla
band di partecipare ad un paio di
compilation “retrospettive” e finalmente di autoprodursi il
Cd "
30 years" per celebrare il suo trentesimo anniversario.
Nel 2024, tocca poi alla
label specializzata
Eonian Records pubblicare questo “
World of sin”, una versione rimasterizzata (e in parte ri-registrata nel 2018) di tutta quella musica con l'aggiunta di tre nuove canzoni e di un nuovo
artwork.
Fin qui, nulla di particolarmente inconsueto, anche perché la discografia contemporanea sembra nutrire una vera “compulsione” nei confronti della (non sempre motivata ...) riscoperta di formazioni musicali che per varie ragioni “non ce l’hanno fatta” ai loro tempi, ma è sufficiente un primo contatto con l’albo per definire giustificata e legittima l’imponente operazione di
riesumazione.
Il disco, anche per merito di un’eccellente resa sonora, rappresenta un ottimo modo per fare la conoscenza di una
band provvista di buone dotazioni tecnico / interpretative, piuttosto abile anche nel comporre i suoi pezzi graffianti ed energici, all’interno di un contesto stilistico che li avvicina parecchio a Guns N' Roses e L.A. Guns.
Si tratta, dunque, di un
modus operandi non particolarmente caratterizzato e originale, e tuttavia sono convinto che se apprezzate il genere, in questi diciassette frammenti di
rock anthemico e
stradaiolo troverete di che attivare una copiosa produzione di adrenalina, sempre benefica e benvenuta.
Un inno adescante del calibro di "
Rattlesnake skin", per esempio, ha i mezzi per sollecitare i gangli sensoriali dei cultori dei Poison, mentre la
title-track, “
Somewhere someplace” (
featuring Joe Lestè dei Bang Tango), la Motley Crue-
esca “
Sexx on the sun” e "
Razorblade slide" sono attrezzate per soddisfare chi ama sonorità maggiormente “ruvide”, pur mantenendo elevato il coefficiente di viziosa orecchiabilità melodica.
Tra i brani recenti, segnaliamo, infine, “
Carry me away”, in rappresentanza di una discreta perizia nel trattare finanche sintassi espressive più riflessive e avvolgenti, e poi ancora “
Domination”, “
Get out – run” e “
Man in the middle”, dove è rilevabile anche l’influsso di un certo
grunge scuro ed ipnotico.
“
Dave's song”, strumentale dedicato alla memoria di
Dave Brandani (
stage manager e amico intimo della
band, scomparso nel 1992) è l’ultima tappa di un viaggio sonoro e temporale che espone piuttosto esaurientemente le buone qualità e le consistenti potenzialità dei
Lypswitch, sicuramente meritevoli di una
chance di visibilità anche in questo convulso
rockrama targato 2024.