“Ascent Into Draconian Abyss” (
Signal Rex) è il sesto full-length della Black Metal band
Mons Veneris, la quale ha una produzione discografica che si dipana lungo un arco di tempo di oltre 20 anni, infarcita di un numero infinito di split, demo e altre uscite di poco conto.
I
Mons Veneris insieme a Decrepitude, Irae, Rainha Cólera e Vetala appartengono al cosiddetto
Black Circle, un po’ sulla scia dell’Aldebaran Circle di cui vi ho parlato tempo fa in merito ai connazionali portoghesi
Ginnungagap.
I
Mons Veneris propongono una forma di Black Metal con tratti atmosferici al di fuori di ogni tempo, moda e velleità di modernismo sonoro. Una sorta di revisionismo nero che segue le orme delle gloriose
Les Légions Noires, per intendersi.
La musica dei portoghesi, la cui identità resta rigorosamente celata, non è affatto di facile assimilazione; oltreché per la presenza di suoni raw ricchi di sbalzi sonori, frutto di una registrazione che definire casalinga sarebbe fargli un complimento, sono ostici proprio per via della struttura dei brani tendente alla lunghezza e alla ripetitività; tenete presente che la prima traccia sfiora i 22 minuti.
Inutile dirvi che nei tratti ipnotici più atmosferici e ripetitivi (ma non solo) lo spettro del conte si fa sentire con prepotenza…
Non è da sottovalutare questo disco solo per via del mood rétro; il songwriting spazia su vasti campi… Troviamo una componente pagana ereditata – oltre che dal conte – da opere come
“Hammerheart” e
“Twilight of the Gods”, la quale si manifesta anche in un certo uso declamatorio delle clean vocals.
I momenti più sospensivi spesso vengono infranti da sfuriate devastanti, che, talvolta, sfociano in lunghe partiture monocorde accompagnate dal classici blast beat; mentre in altri si ha un insieme di intrecci ritmici dove le trame di chitarra assumono alcune “raffinatezze” che mi hanno ricordato i
Mütiilation.
Nonostante il tipo di attitudine vocata all’intransigenza si tratta di un LP piuttosto eclettico, dove si inseriscono varie contaminazioni e richiami anche alla prima ondata del Black Metal (
“At War with Satan” vi dice qualcosa?), che, di tanto in tanto, sfociano quasi sorprendentemente in lievi aperture rock.
A mio avviso il nuovo platter dei
Mons Veneris, pur rimanendo un’opera poco accessibile e dalle prospettive limitate, in quanto rinchiusa in un eccessivo anacronismo, con il suo equilibrio instabile, tra voci eteree e gusto per l’orrido, non è completamente da snobbare…
Ricordatevi che il Black Metal si gioca primariamente sull’attitudine.
Recensione a cura di
DiX88
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?