Dici
Warlord, e dici storia dell'epic metal. Non certo al livello dei Manowar, ma di altissimo livello andiamo comunque parlando. Come dimenticare il valore qualitativo di
'Deliver Us', EP ormai pubblicato nel lontano 1983, ormai più di quarant'anni fa, ma che nella sua ristretta durata ha saputo mantenere intatta la magia e la bellezza quasi decadente che tante e tante altre band non riescono a raggiungere in album del doppio del tempo? Una carriera costellata da un quantitativo di ottima musica, ma che dall'altra parte, come purtroppo spesso accade, non ha mai portato fortuna al gruppo statunitense in termini di popolarità e di risonanza. Questo continuo sali e scendi, di accordi con le case discografiche molto ballerini, e conseguentemente anche di membri nella lineup non sempre stabili (tra questi vale la pena citare Joacim Cans alla voce in 'Rising Out Of The Ashes', che consiglio di ascoltare) non ha saputo portare i
Warlord ad una solidità nel tempo, arrivando a tre reunion, l'ultima della quali avvenuta lo scorso anno.
Tutto ciò purtroppo, non avvenuto per caso. Nel 2021 infatti muore per attacco cardiaco lo storico chitarrista e co-fondatore
William J. Tsamis, e ciò ha decretato lo stop, si pensava dunque definitivo, del gruppo. Due anni dopo però, i
Warlord annunciano una nuova reunion, con il batterista
Mark Zonder (ex-batterista anche dei Fates Warning) come unico membro originale, coadiuvato da
Philip Bynoe al basso presente da 'The Holy Empire' (2013), insieme ad altri musicisti reclutati per l'occasione, come Jimmy Waldo alle tastiere, con una lunga esperienza nel campo insieme ad Alcatrazz, o Graham Bonnet Band. Gran parte del materiale presente su questo nuovo
'Free Spirit Soar', presentato da una copertina che rimanda in maniera molto esplicita allo storico EP, è stato composto proprio da
Tsamis, e la sua pubblicazione, oltre che nel titolo, suona proprio come un tributo a un chitarrista che saputo contribuire alla storia e allo sviluppo di un genere. Ma andando alla sostanza, come suona il tutto?
[Foto fornita nel Comunicato Stampa]
Dovessi stringere il tutto, direi che se avete amato
'Deliver Us', troverete in questa nuova release tutte le caratteristiche dell'EP come se non fosse passato neanche un anno dalla pubblicazione di quest'ultimo. La band gioca infatti su un aspetto volutamente retrò, molto ottantiano nella produzione e nel suono in generale, mossa che può essere vincente da due punti di vista: da una parte si crea comunque una continuità, e visti i riferimenti all'artwork direi che era non un obbligo, ma quasi. Dall'altra, non si snaturano le peculiarità del gruppo, evitando di proporre produzioni troppo artificiose o eccessivamente
"da cantina". Uno dei punti di forza risiede nelle tastiere, presenti sempre o in maniera più massiccia come in
'Conquerors', o da semplice sottofondo su
'Worms Of The Earth', dal riffing cadenzato ma aggressivo quando il pezzo lo richiede. Ed è proprio qui che si arriva ad un'altra particolarità del disco, l'avere pazienza nell'ascoltare, mentre le situazioni dove si accelera il tutto arrivano con il loro tempo, non sono messe a caso, ma sapientemente poste al momento giusto. Questo riesce a creare il giusto pathos, evitando di viaggiare nella monotonia per gran parte dell'ascolto, un esempio perfetto di quanto appena descritto può essere
'Alarm', che vede una performance di
Zonder alla batteria assolutamente magistrale e per niente impersonale. Su
'The Bell Tolls' invece si sente quell'epicità che esplode nell'assolo che, assieme alla già citate tastiere, sembra avvolgere l'ascoltatore in una bolla temporale capace di trasportarlo in un'altra epoca. Qualche lato negativo c'è, come
Giles Lavery che vocalmente propone talvolta acuti che spezzano per poco l'atmosfera, ma non è nulla per cui criticare troppo, dato che il talento è indubbio, come anche il carisma e il trasporto che spesso riesce a dare alle canzoni, si prenda ad esempio
'Behold A Pale Horse', rifacimento dei Lordian Guard assieme alla finale
'Revelation XIX'.
'Free Spirit Soar' non è solo un tributo riuscito ottimamente ad un enorme musicista, ma anche un disco di epic/heavy metal che non deve incorrere nell'errore di essere sottovalutato a dispetto dei soliti grandi nomi, ai quali solitamente vengono dedicati ascolti su ascolti per poi finire nel giudizio di un disco solitamente sufficiente/buono, mentre altri album vengono recuperati velocemente e senza cui sia dedicata la giusta attenzione. Date spazio e tempo a questa nuova fatica dei
Warlord, che non saprà deludervi. Per chi sa andare oltre, la grande musica e i grandi nomi sono anche questi.
Tears for all the joy we had
Tears for all the pain
All the years I have to live
These winter tears, I'll cry for you until we meet again..