Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:44 min.
Etichetta:Agonia Records

Tracklist

  1. STARFRONT PROMENADE
  2. THE TEMPLE OF CURVED SPACE
  3. CURSE YOU, ENTROPIA
  4. THE BLUE DOT
  5. THE ROAD TO AWE
  6. LUDWIG IN ORBIT
  7. FOSSIL GARDENS

Line up

  • Demian: bass, guitars
  • Theoharis: guitars, vocals
  • Haris: keyboards
  • Foivos Chatzis: drums

Voto medio utenti

Tanto vale confessare: credo di esser stato uno dei pochi(ssimi) ad aver digerito, se non proprio apprezzato, la svolta synthwave anni ’80 del precedente “Mannequins” (2021).
Al tempo stesso, ero ben consapevole che i “veri” Hail Spirit Noir non fossero certo quelli; così, nell’esatto istante in cui ho udito il nuovo singolo “The Temple of Curved Space” mi sono sciolto in un sorriso compiaciuto, e la scritta “bentornati” a caratteri cubitali si è immediatamente materializzata nella mia obsoleta testolina.

Fossil Gardens”, peraltro, non si limita a rivisitare le stralunate, ma tutto sommato placide, scorribande sonore di “Eden in Reverse”: l’orologio della DeLorean, infatti, è stato settato al periodo 2012-2014, ossia quello di sottovalutati gioiellini del calibro di “Pneuma” e “Oi Magoi”.
Largo, dunque, ai ripescaggi di stampo black, ai blast beats ed alle harsh vocals, che temevamo ormai accantonate sine die dalla compagine ellenica.

Attenzione però: i Nostri non hanno certo gettato la stravagante raffinatezza della loro proposta ai rovi, né hanno smarrito il trademark lirico che da sempre li contraddistingue, a cavallo tra esistenzialismo sci-fi, surrealismo psichedelico ed eccentrica drammaticità. Per rendervene conto vi basterà posare le orecchie su composizioni come la colossale “The Road to Awe” o l’intensissima title track, che grondano letteralmente classe compositiva.

Più in generale, il connubio tra partiture estreme ed aperture teatrali dal taglio più melodico è costante nell’arco dei 44 minuti di durata del platter, trovando sintesi particolarmente efficaci all’altezza di brani come “The Blue Dot” e “Curse You, Entropia”.
Ad ulteriore conferma di una rinnovata ispirazione, si registra con soddisfazione la qualità incrollabile di una tracklist in cui vengono valorizzati anche gli episodi -sulla carta- meno significativi (penso in primis al bizzarro incedere corale di “Ludwig in Orbit”).

Sontuosi, poi, i suoni ottenuti da Dimitris Douvras (già con Rotting Christ e Nightstalker) nei Lunatech Studios, così come la prestazione strumentale e la cura per gli arrangiamenti (una volta ancora, bisognerebbe erigere un monumento in onore del tastierista Haris).
Non me la sento, invece, di sperticarmi in altrettante lodi per l’artwork di copertina a firma George Baramatis, senz’altro coerente con le atmosfere surreali ed oniriche del combo, ma non necessariamente imbattibile…

Dettagli futili, ad ogni modo: gli Hail Spirit Noir sono tornati a fare ciò che riesce loro meglio, e noi non possiamo che approvare tale avveduta strategia.
Si potrebbe forse opinare sulla qualifica di “Fossil Gardens” come opera avantgarde, dal momento che, più che in avanti, volge lo sguardo al passato, rinunciando a spingersi verso orizzonti inesplorati. D’altro canto, se i risultati di una simile parabola artistica involutiva sono questi, ben venga la regressione.

Credo proprio che un posticino nella mia top ten di fine anno sia riservato…
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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