Formati nel 2016, i
Cistvaen sono una atmospheric black metal band dalle tinte doom proveniente dal Devon e dal sud-ovest dell'Inghilterra. Dopo un paio di singoli, nel 2021 rilasciano il loro primo EP,
"Under the Silent Meadow Skies", e a fine aprile 2024, senza alcuna label di sostegno, il loro debut album:
"At Light's Demise".
"At Light's Demise" è un prodotto di rara bellezza che riprende quanto di meglio è stato composto dal black metal atmosferico e melodico della penisola scandinava, in particolar modo dalla Norvegia, con una predilezione per i lavori più quieti del Conte. Questo si unisce con la tradizione death-doom che contraddistingue la loro terra natia, pescando dunque a piene mani da
My Dying Bride e
Paradise Lost. Si viene immediatamente avvolti dallo splendido suono di queste sette malie; sicuramente parte del merito è da attribuirsi ad una produzione impeccabile, cristallina e al tempo stesso esente da suoni compressi e artefatti.
È una miscela davvero poetica e avvincente quella degli inglesi, difficilmente sviscerabile nelle sue singolarità; in quanto il lavoro, nella sua incredibile ricchezza cromatica, risulta al contempo assai omogeneo, lasciando spazio alla sensazione che ogni brano sia in qualche misura un continuum dell'altro.
Un disco dalle atmosfere desolanti con forti tratti Depressive, il quale si muove su tonalità monocorde arricchite da una gamma ampia di effetti sonori, oltreché da filigrane musicali che si intersecano e annodano nelle retrovie.
Si spazia dalle melodie più calde e struggenti, dove si instaura un dialogo suadente tra arpeggi e fasi solistiche, a
momenti aggressivi che tentano di squarciare il velo di tristezza da cui originano, e a cui inesorabilmente sono destinati a fare ritorno.
Tutto questo è avvolto dall'interpretazione tragica di
Guy Taylor, in grado di muoversi dal growl allo scream con l'abilità che è appannaggio esclusivo dei grandi artisti.
Una maestria incredibile quella di questi ragazzi, i quali denotano un senso estetico in grado di essere tanto aggraziato, sfiorando lidi post-black, quanto malinconico e soffocante. Tuttavia vi è anche un'epicità che frequentemente si insinua tra le piaghe della depressione e che raggiunge il suo zenit nei molteplici mid-tempo incalzanti.
Un alone epico pienamente pertinente, poiché epico è chi sonda realmente l'abisso.
Non è eccessivo parlare di poesia per
"At Light's Demise", provate a dare uno sguardo alle liriche…
È un'opera interpretata, dove sono il sentimento e il senso estetico del sublime a dettare legge.
Recensione a cura di
DiX88