Gli indonesiani
Anthropophagus Depravity, formatisi nel 2016, giungono a distanza di circa tre anni dal loro debut album
"Apocalypto", al loro secondo full-length:
"Demonic Paradise", sotto l'egida della
Comatose Music.
Gli
Anthropophagus Depravity sciorinano dieci brani per un running time totale di appena 31 minuti di brutal death piuttosto tecnico, con un drumming iper triggerato e muovendosi frequentemente sulla sottile linea di confine che separa Brutal e Slam Death Metal.
Le influenze principali che si notano sono
Devourment,
Katalepsy,
Kraanium,
Sintury,
Brodequin e altre formazioni simili, quantomeno per quel che riguarda le parti slam, abbinati a svariati influssi dei
Suffocation, dei primi
Cannibal Corpse, e nei frangenti più tecnici e intricati
Cryptopsy e
Deeds of Flesh. A tutto questo dovete aggiungervi, ovviamente, un attitudine grind che di tanto in tanto emerge con irruenza.
Quanto appena scritto basti per farvi intendere cosa potrete trovare all'interno del CD.
Ovviamente risulta impossibile isolare un episodio piuttosto che un altro, questa tipologia di proposte - e chi mastica il genere lo sa bene - sono strutturate per essere monolitiche e necessitano di essere valutate nel loro complesso.
Per il filone in cui gli indonesiani intendono collocarsi,
"Demonic Paradise" risulta un prodotto perfettamente in linea con gli standard qualitativi dei suoi competitors. Suoni potenti, "nitidi", riffs intricati, slam singhiozzanti e schiacciasassi, con un growl cavernoso che in alcuni tratti utilizza la tecnica dell'inhale. I brani sono ben strutturati e tutto l'ascolto risulta adrenalinico.
Tuttavia, a mio avviso, manca quel guizzo che potrebbe essere rappresentato da una serie di hooks, qualche effetto particolare o una linea vocale più "ear catcher" (nei limiti imposti dal genere), che possa far venire voglia di riascoltare gli
Anthropophagus Depravity, piuttosto che un altro gruppo. Aspetto, questo appena menzionato, che al contrario caratterizza le grandi formazioni come
Brodequin,
Internal Bleeding,
Devourment o
Katalepsy.
Recensione a cura di
DiX88
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