Durante le mie peregrinazioni (leggi "cazzeggio") su Youtube nel 2018 mi sono imbattuto - tra i video consigliati dai famigerati algoritmi - in un disco intitolato "
The Sons of Fëanor".
Ritengo superfluo sottolineare che - da FANATICO dell'opera del Sommo JRR Tolkien - mi sono lanciato immediatamente nell'ascolto dell'album e nella scoperta dell'autore.
Sei anni dopo - trascorsi colpevolmente senza mai averne parlato sul nostro glorioso portale - pongo rimedio a questo errore dando il giusto risalto al quarto lavoro sulla lunga distanza dei britannici
Dwarrowdelf intitolato "
The Fallen Leaves" edito da
Northern Silence Productions.
Breve nota per i non affetti da malattia tolkieniana:
nel libro "
Il Signore degli Anelli", Khazad-dûm, comunemente noto come "
Moria" o "Il
Nanosterro" (per l'appunto
Dwarrowdelf), era un regno sotterraneo sito sotto le Montagne Nebbiose. Era noto per essere l'antico regno dei Nani del Popolo di Durin e il più famoso di tutti i regni nanici.
Progetto solista del polistrumentista e cantante britannico
Thomas Peter O'Dell,
Dwarrowdelf ha nel lavoro del genio di Bloemfontein la fonte di ispirazione di pressochè tutta la propria discografia.
Ho sempre trovato l'etichetta epic/atmospheric black metal piuttosto limitante per questo genere di proposta (come per i
Summoning, i
Caladan Brood, gli
Eldamar o i nostrani
Emyn Muil) che incorpora una grande quantità di influenze: dal power sinfonico al black allo speed di stampo teutonico.
Dopo innumerevoli ascolti di "
The Fallen Leaves", parlando con amici ho detto:
"
I Dwarrowdelf in questo disco sono quello che i Blind Guardian avrebbero dovuto essere se avessero incorporato nei propri lavori più cattivi una ulteriore quantità di ferocia".
"
The Fallen Leaves" rappresenta un nuovo inizio per il progetto, il disco per la prima volta abbandona le tematiche tolkieniane per trattare di dolore, di lotta e di conflitto con la realtà.
Tutto senza snaturare - anzi, rendendo ancora più caratteristico e profondo - il proprio marchio di fabbrica fatto di tessiture epiche ed altisonanti, lunghe cavalcate speed/power, serrati passaggi black metal, interludi acustici e dal respiro cinematografico e soprattutto una varietà impressionante di parti vocali.
Dove ci si aspetterebbe l'atmosfera a farla da padrone, il buon
Tom ci sorprende e rende LE CANZONI il motore trainante di tutto il lavoro; canzoni che si ficcano prepotenti nel cervello e nell'anima per non uscirne più.
A meri esempi si ascoltino la favolosa, nelle liriche e nello svolgimento, "
To Dust, We all Return" (già solo per l'intro di piano vale l'acquisto dell'album) o la superba titletrack che chiude il disco: testimonianze assai più valide delle mie parole della bontà del full e dei progressi esponenziali compiuti dai
Dwarrowdelf in soli 6 anni.
Sono lieto che il seme piantato nel 2018 dal giovane
Thomas stia dando i suoi frutti e spero siano in molti quelli che ne approfitteranno.
"
Ed è sempre così per tutte le cose che gli Uomini incominciano: una gelata in primavera, o la siccità in estate, ed essi non portano a compimento la loro promessa".
"Eppure è raro che i loro semi non germoglino. Anche in mezzo alla polvere o al marcio, li si vede improvvisamente spuntare nei luoghi più imprevisti. "
JRR Tolkien
Dwarrowdelf - "
The Fallen Leaves"(full album)
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