Molto probabilmente sarò stato influenzato dalla “storia” dei
Babylon A.D., arrivati al “successo” troppo tardi e per un periodo troppo breve, ma il loro nuovo “
Rome wasn’t built in a day” trasmette netta la sensazione di un gruppo che ha amato, odiato, sofferto, vinto e, soprattutto, perso, e che non si è mai arreso, arrivando a dimostrare che rappresentare uno dei “sopravvissuti” dei
nineties significa anche essere più “veri” e genuini di tanti dei discepoli contemporanei della “scena”
street-metal.
Una sensazione di viscerale malinconia e voglia di “rivalsa” che avvolge l’astante e non lo abbandona più, alimentata dalla voce arrochita dal tempo (e chissà da cos’altro …) di
Derek Davis, uno che di situazioni sbagliate e di aspirazioni tradite ne deve aver fronteggiate parecchie.
Attraverso una manciata di brani che sanno di luci al neon nei bassifondi urbani e di scorribande “vagabonde” e sfrenate, che però non riescono a scacciare del tutto le inquietudini date dallo spettro della solitudine, l’albo propone un clima piuttosto cupo ed estremamente “reale”, che sfrutta un linguaggio musicale stilisticamente “familiare” e diretto, in grado di emozionare anche se disseminato di tante piccole “imperfezioni”.
Una produzione un po’ “leggera”, il ricorso a tratti eccessivo dei
cliché del genere e pure qualche deviazione al limite della "stonatura", non arrestano la tensione emozionale diffusa dal romanticismo infranto e spirituale di "
Sometimes love is hell”, “
Looking for a heartbeat” e “
Face of God”, dal
groove ombroso della
title-track dell’opera e poi ancora dal crescendo appassionato di "
I will never break again”, dalle pulsazioni di “
Shut up” e da una “
Crashed into the sun” intrisa di sguaiata amarezza.
Leggermente meno efficaci si rivelano invece “
Wrecking machine”, la scura e vagamente Metallica-
esca “
Pain”, la sferzante "
White hot bullet” e uno strumentale denominato
"Super beast”, gradevole e tuttavia dal peso abbastanza marginale nell’economia complessiva dell’
album.
Estendendo e parafrasando il concetto che sottende il titolo del disco, forse è vero che per essere veramente credibili, soprattutto in taluni ambiti espressivi, ci vogliono, oltre al tempo e alla tenacia, anche quella consapevolezza che solo l’aver vissuto sulla propria pelle certe esperienze può garantire … altrove troverete sicuramente maggiore accuratezza, spregiudicatezza ed esplosività sonora, ma se invece cercate lo schietto e un po’ disincantato realismo della “strada”, “
Rome wasn’t built in a day” dei
Babylon A.D. potrebbe fare al caso vostro.
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