Rispetto al debutto "Arrival", con "Human Stain" i Cornerstone (ricordiamo, progetto ad opera del bassista dei Royal Hunt Steen Mogensen e di Dougie White) variano leggermente il proprio sound, riducendo, ad ogni modo senza eliminare, i propri riferimenti ai Royal Hunt, alle melodie ruffiane ed accattivanti.
Non che ora tali elementi non siano più rinvenibili, anzi, il sound pomposo continua ad avere un ruolo importante nello stile della band, ma una fetta di esso ha ceduto il passo ad un'ulteriore presenza delle chitarre. Si irrobustiscono riferimenti a Deep Purple, Rainbow, sia nel sound che nel songwriting; ovviamente influenze mai tralasciate sia da Royal Hunt che da Cornerstone stessi.
Quella che nella maggioranza dei casi si definirebbe come una svolta verso una maturità stilistica della band, io la considererei più una semplice enfatizzazione di influenze già esistenti rispetto ad altre.
"Human Stain" è un bell'album dalla media compositiva omogenea, in cui non mancano brani molto validi come "Wounded Land", "Singing ALone", "Resurrection Sympathy" e così via, che non sfigurano affatto se rapportati ad "Arrival". Tutto sommato esso si appaia qualitativamente al debutto e chi già li ha ascoltati in precedenza, potrà tranquillamente considerare questa loro seconda fatica.
Sta di fatto che in definitiva gli preferisco leggermente il debutto, che, se da un lato si rivelava un po' più dispersivo compositivamente ed evidentemente legato alla band madre di Steen Mogensen, dall'altro giovava di maggior presenza di risvolti melodici di sicura presa.