Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2024
Durata:45 min.
Etichetta:Fighter Records

Tracklist

  1. SPELLSTONE
  2. OMBRIA (CITY OF THE NIGHT)
  3. THUNDERHEART
  4. ROCK AND ROLL CITY
  5. STEADFAST
  6. SACRIFICE OF STEEL
  7. THE LAST MILE
  8. BACK IN THE FIGHT
  9. THE GOLDEN CANDLE

Line up

  • Rev Taylor: vocals
  • Darin Wall: bass
  • Jesse Berlin: guitars
  • Rob Steinway: guitars
  • Nate Butler: drums

Voto medio utenti

"Keepers of the Flame" era stato un lampo a ciel sereno, poi i Greyhawk avevano ben replicato con il Mini "Call of the Hawk", pertanto le aspettative per il loro secondo full length erano davvero elevate.
Partiamo dicendo subito che gli statunitensi ci sono arrivati piuttosto compatti, visto che registrano l'uscita dalla chitarrista Jacquelynn Ziel che è stata rimpiazzata da Rob Steinway, e soprattutto con una copertina non eccezionale ma che finalmente mette sotto scacco tutte quelle delle uscite precedenti.
Non erano però queste le mie aspettative, quello che auspicavo era di vedere la formazione statunitense, sulla linea di quanto ascoltato sui cinque pezzi del già citato "Call of the Hawk", focalizzare al meglio la propria proposta musicale orientandosi definitivamente sullo US Power Metal più epico e battagliero.

Ma non è andata così, infatti, i Greyhawk hanno evitato di calarsi pienamente nel ruolo del Defender più intransigente, come è emerso ascoltando le nove canzoni che compongono "Thunderheart". È comunque un brano potente e sotto la chiara influenza dello Speed & Power a stelle e strisce, quale "Spellstone", ad aprire le ostilità: energico, non patinato e sempre con in grande evidenza il cantato declamatorio di Rev Taylor, che appare decisamente in palla, come ribadisce sulla seguente "Ombria (City of the Night)", mid-tempo con dei bei chiaroscuri ma che non mi soddisfa molto né a livello del refrain e nemmeno in fase solista, per quanto Jesse Berlin e Rob Steinway ci diano dentro. Sono proprio loro due a dare il via alla seguente "Thunderheart" che tra un'occhiata e l'altra a Judas Priest e Saxon viene spronata dal drumming di Nate Butler, segnalandosi come uno degli episodi più riusciti del disco, con un Taylor ancora in grande spolvero e anche il guitarwork nell'occasione non lascia spazio ad alcun appunto. Proprio quando sembrava che i Greyhawk fossero già lanciati verso un'apoteosi di Metal ed Epicità, ecco che ci sorprendono prima con una "Rock & Roll City" dall'approccio rockeggiante e poi con l'ancora più sbarazzina "Back in the Fight" (che in qualche passaggio mi ha ricordato "Saturday Night's Alright for Fighting" di Elton John).
Nel mezzo la marcia epica ed anthemica di "Steadfast" e l'incedere (forse pure troppo) manowariano di un paio di canzoni come "Sacrifice of Steel", gloriosa, bellicosa e determinata (con qualche eccesso negli "ohoho") e "The Last Mile", dove sembrano alla ricerca di un improbabile punto d'incontro tra i Manowar ed i Survivor.
Come si poteva intuire già dal titolo, "The Golden Candle" è una ballad triste e malinconica, un po' sullo stile di "Tears by the Firelight" degli Stormwitch, inizialmente acustica, con un grande lavoro di chitarra e qualche immancabile "ohoho" che poi cedono il passo alla voce baritonale di Taylor, vero dominatore del brano che ha il compito di mettere la parola fine all'album.

I Greyhawk si confermano formazione con mezzi e idee superiori alla media, ma che hanno (volutamente?) evitato di incanalarsi lungo un singolo e ben codificato percorso musicale, mentendosi aperti ad escursioni più fantasiose; tuttavia, il vero giro di volta per il loro futuro dipenderà da come risponderanno all'uscita dal gruppo del carismatico vocalist Rev Taylor, che è stato appena sostituito dalla new entry Anthony Corso.

Di certo "Thunderheart" merita tutta la nostra attenzione.



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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