Copertina 7

Info

Anno di uscita:2024
Durata:46 min.
Etichetta:Fastball Music

Tracklist

  1. GUN 4 A WHILE
  2. IN MY DREAMS
  3. TO THE GROUND
  4. GHOST IN ME
  5. DADDY YOU'RE A STAR
  6. HELLO! HELLO!
  7. ECHO
  8. HEARTACHE
  9. FORGET ABOUT THE PAST
  10. WAITING 'TIL THE DAWN
  11. READY 2 ROCK
  12. FORGET ABOUT THE PAST (ACOUSTIC VERSION)

Line up

  • Thomas Seeburger: vocals
  • Ingolf Engler: guitar
  • Zarko Mestrovic: keyboards
  • Ralf Grespan: bass
  • Matthias Amann: drums
  • Boris Matakovic: sax

Voto medio utenti

Trovo abbastanza “curioso” che parlando degli Human Zoo spessissimo si ponga insistentemente l’accento sul fatto che la line-up dei tedeschi possa contare sulla presenza di un sassofonista di ruolo.
Se è vero che l’apporto di Boris Matakovic non è per nullo accessorio e contribuisce fattivamente al suono della band, in tutta onestà credo sia più importante segnalare come il sestetto di Balingen porti avanti con fierezza e qualità, e da un ventennio, il concetto di hard n’ heavy melodico alla “mitteleuropea”, allineandosi ad una ricca coalizione che vede Shakra, Gotthard, Mad Max, Axxis, Bonfire e Pink Cream 69 tra i principali rappresentanti.
Echoes beyond” è il nuovo capitolo di tale “ortodosso” percorso espressivo, ancora una volta perseguito con abilità e verve, disseminato di melodie adescanti, refrain “a presa rapida”, grinta e, sì, istoriato da incisivi flash di sax.
Pilotato dalla voce al tempo stesso mordace e pastosa di Thomas Seeburger, il programma del quinto album degli Human Zoo si snoda senza vere “sorprese” tra dirompenti frammenti d’estrazione class-metal ("Gun 4 a while”), sapienti miscele tra grinta e lusinga (“In my dreams”), validi anthem da “arena” (“To the ground”, “Hello! Hello!”, “Ready 2 rock”, a cui si aggiunge la più affabile “Heartache”), ballad ad ampio respiro di buona fattura (“Daddy you're a star”, “Forget about the past”) e graditi sconfinamenti bluesy (“Waiting 'til the dawn”, la riuscitissima versione acustica di “Forget about the past”), il tutto scongiurando il rischio di un’eccessiva forma di prevedibilità grazie ad una conoscenza della “materia” sicuramente ampia, consapevole e piuttosto ispirata.
Da evidenziare, infine, la capacità di aggiungere al solido canovaccio un pizzico di ombrosa inquietudine (“Ghost in me”, per la cronaca, il mio personale best in class dell’opera …), a ulteriore conferma di come gli Human Zoo, non dissimili per intenzioni espressive da molte altre formazioni musicali, riescano a non passare inosservati per merito di un’applicazione intelligente, competente e sufficientemente varia dei sacri crismi del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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