È opinione abbastanza diffusa che l’
heavy metal sudamericano, spesso osteggiato da regimi politici non esattamente bendisposti nei confronti delle sue istanze di “ribellione”, una volta affrancato da tali pastoie, possieda un’intensità e una istintività ormai sfumate in ambiti geografici più favorevoli.
Difficile esprimere un parere “definitivo” e collettivo in merito, ma ascoltando il quarto albo dei cileni
Lucifer’s Hammer, a quanto apprendo divenuti un importante punto di riferimento della scena locale, si potrebbe tranquillamente propendere per sostenere la suddetta teoria.
Una “spontaneità” che non esclude buona tecnica di base e una certa conoscenza del genere musicale che sostengono fieramente fin dal 2012.
Parliamo di
metal “classico”, ispirato chiaramente a campioni della
NWOBHM quali Iron Maiden, Diamond Head, Satan e primi Def Leppard, numi tutelari di miriadi di
bands non sempre in grado, però, di celebrare efficacemente precetti tanto prestigiosi, popolari, collaudati e consolidati.
“
Be and exist” (titolo “programmatico”?), pur inserendosi di diritto nel filone “nostalgico” (o se preferite, chiamatelo pure approccio “
old school”) del settore, appare fomentato da uno slancio espressivo parecchio marcato, capace di allontanare quel senso di “premeditato” e dogmatico che di frequente si percepisce in produzioni discografiche simili.
Limitandosi a valutazioni meno “aleatorie”, diciamo che “
Real nightmares”, “
Glorious night”, “
Antagony” e "
Son of Earth” sono validi esempi di una lezione assimilata con una discreta assennatezza, alternando con buongusto e acume cospicue dosi d’impeto a squarci più articolati, cadenzati ed evocativi.
Meno efficaci quando si impegnano in soluzioni esclusivamente strumentali ("
The fear of Anubis”) o si affidano a tattiche sonore non sgradevoli e tuttavia un po’ troppo prevedibili (la Thin Lizzy-
esca "
Medusa spell”), i
Lucifer’s Hammer concludono il disco con una
title-track che conferma le loro migliori velleità artistiche, alimentate da un profondo e radicato legame con la nobile “storia” del
metallo ottantiano, da cui, pur catturandone abbastanza bene lo spirito primigenio, si dovranno emancipare in maniera più intraprendente e peculiare, almeno se vorranno in futuro distinguersi dalla massa dei “tradizionalisti” contemporanei.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?