I deathsters di Cleveland,
200 Stab Wounds, dopo il buon esordio sulla lunga distanza del 2021 (
"Slave to the Scalpel"), giungono a tagliare il traguardo del loro secondo full-length,
"Manual Manic Procedures", rilasciato tramite la storica
Metal Blade Records.
Una proposta musicale che non sorprende, muovendosi su lidi piuttosto consolidati e old-school, bensì declinati all'interno di un involucro dai suoni moderni e con grande convinzione, un pizzico di originalità e una discreta classe.
"Manual Manic Procedures" è un ascolto estremamente agevole, appena 29 minuti di Death Metal diretto e brutale, dove tutto appare ben bilanciato.
I
200 Stab Wounds alternano strutture prettamente ferali e veloci ad altre più cadenzate e dal mood groovy; groove che comunque sia contraddistingue tutto l'album ed è uno degli elementi che lo ancora maggiormente alla modernità; merito anche del lavoro al basso di
Ezra Cook che, inoltre, frequentemente si smarca dal resto degli strumenti intessendo giri davvero notevoli ed eclettici. Così come strizzano l'occhio al nuovo corso alcune sporadiche soluzioni vicine al Deathcore, deflagranti, in un paio di frangenti, nell'Hardcore più puro; soprattutto per quel che riguarda le linee vocali (
"Ride the Flatline" e
"Parricide"), vagamente accostabili ai primi Hatebreed, giusto per darvi un parametro.
L'impianto di chitarra è molto catchy, e lo è anche il growl di
Steve Buhl, e in generale i nove brani qui presenti si dimostrano ben costruiti, e si percepisce lo specifico scopo di dimorare a lungo nei padiglioni auricolari dell'ascoltatore.
Tuttavia, a mio avviso, questa è in parte la nota dolente di
"Manual Manic Procedures"; ovvero quella di essere fin troppo studiato, quasi ruffiano, oltreché deficitario di mordente. Sarebbe stato gradito avessero lasciato andare un po' di più le briglie alle bestie della morte, con le loro fauci maleodoranti e percolanti sangue.
Un LP tanto perfetto sulla carta quanto fin troppo ragionato per lo stilema che pretende di incarnare.
Indubbiamente un buon disco, ma difficilmente riuscirà a far cadere la mascella agli amanti più navigati dell'estremo.
Recensione a cura di
DiX88
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