Continua imperterrita la preziosa attività di “archeologia” musicale operata dalla
Pride & Joy Music, che con l’undicesimo capitolo della sua collana
Classixx va a riesumare direttamente dagli anni “bui” dell’
hard melodico gli ottimi
Backbone Slide, colpevoli solo, verosimilmente, di scarso tempismo nella pubblicazione del loro debutto eponimo.
Licenziato in origine dalla Mausoleum Records nel 1994, l’albo prodotto dal valente
Edd Miller (The Black Crowes, 38 Special, …) svelava al pubblico del
rock n’ roll un gruppo piuttosto abile e ispirato, che coagulava attorno all’ugola granulosa ed espressiva dell’americano
Shaun Michaels, alle chitarre frementi di
Oliver Güttinger (Czakan) e
Kai Portolano e alla efficiente sezione ritmica composta da
Frank Schrafft (Czakan) e
Achim Gschwend tutta l’ammirazione e la passione maturate dall’ascolto di formazioni di riferimento del settore quali Great White, Aerosmith, Guns ‘N Roses e AC/DC.
Purtroppo erano tempi in cui il suddetto uditorio era “distratto” da sonorità ritenute più innovative e
cool ed ecco che non furono in molti ad accorgersi della notevole tensione emotiva spigionata da questi solchi.
A beneficio di chi nel frattempo si è “ravveduto” o si era fatto sfuggire per qualche ragione tale vibrante raccolta di canzoni, l’etichetta tedesca fornisce oggi un’occasione di redenzione tramite la versione rimasterizzata dell’opera, aggiungendo altresì alla sua scaletta primigenia due buone
bonus-tracks.
E allora, se i tratti stilistici appena delineati incontrano i vostri gusti musicali sono certo non potrete che accogliere con grande favore i sussulti “stradaioli” di “
House of thunder” (con un pizzico dell’
esotismo dei The Throbs nell’impasto sonoro), le spirali adescanti e sinuose di “
Cold hearted”, la
soulful “
Come home” (con
Michaels devoto discepolo dei maestri
Cocker e
Stewart), l’energia anfetaminica di “
Shout it out” (riproposta come incentivo per i fedeli
fans del gruppo anche in una turbinosa versione
live) o ancora il seducente clima elettro-acustico di "
The only one”.
A confermare ulteriormente le (potenziali) possibilità d’affermazione dei
Backbone Slide, arriva poi una prestante ballata di eccellente fattura dal titolo “T
hat’s what dreams are for” (qualcosa tra Bon Jovi e certe cose di
Sammy Hagar), mentre ai sostenitori più esigenti dell’
hard-blues sono indirizzate le avvolgenti “
Ya do ya” e “
Colors bleed”.
Anche l’imperioso crescendo emozionale di “
No matter the faith” è destinato a non lasciare indifferenti gli estimatori del genere, probabilmente un po’ meno entusiasti della prevedibilità acustica di “
You’n’I” e del solo gradevole diletto
rollistico concesso a “
Rosi lust” e
“Live love rock”.
Con le concitate scansioni Aerosmith-
esche di “
What happened to my $” (la seconda
bonus del disco), anch’esse parecchio godibili, ma prive di particolari scosse, terminano le annotazioni relative alla ristampa di “
Backbone slide”, un’incisione che merita attenzione e si distingue per qualità specifiche anche in un mercato discografico “ingolfato” di uscite come quello contemporaneo.