Copertina 9

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:44 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. ODE TO ART (DE' SEPOLCRI)
  2. I CAN NEVER DIE
  3. PENDULUM
  4. BLOODCLOCK
  5. AT WAR WITH MY SOUL
  6. MORPHINE WALTZ
  7. MATRICIDE 8.21
  8. PER ASPERA AD ASTRA
  9. TILL DEATH DO US PART
  10. OPERA

Line up

  • Francesco Paoli: vocals (lead), guitars, bass
  • Francesco Ferrini: piano
  • Eugene Ryabchenko: drums
  • Fabio Bartoletti: guitars
  • Veronica Bordacchini: vocals

Voto medio utenti

Con una copertina così bella ed evocativa, potevamo trovarci di fronte ad un disco dal contenuto scarso?
Assolutamente no, e difatti la nuova fatica del gruppo perugino è un disco superlativo per chi ama le sonorità sinfoniche tinte di Black, sulla falsariga dei migliori Dimmu Borgir ma con in più la presenza in pianta stabile della voce soprano di Veronica Bordacchini che dona un'aurea ancora più drammatica e classica al sound della band.
Il disco si apre con lo struggente, strumentale " Ode To Art (De'Sepolcri) "e la voce di Veronica già mette i brividi e ci fa da preludio per la terremotante "I Can Never Die" che, nonostante il ritmo forsennato, gode di una grande melodia nella quale il contrasto fra growl e clean vocals ( una costante della musica dei Nostri ) trova la sua sublimazione. L'atmosfera è drammatica e struggente e le liriche sono un inno alla musica e al dovere di tenere alta la bandiera del Metal tricolore anche dopo la Morte, segue la più cadenzata "Pendulum" che ci trasporta col suo incedere pesante e solenne direttamente negli Inferi.
Inutile sottolineare il fatto che la produzione è potente e chiara e conferisce un suono apocalittico al disco che passa con disinvoltura da momenti di furia a momenti più riflessivi nei quali il pianoforte e le clean vocals la fanno da padrona, non mancano rallentamenti e reprise ma il tutto è perfettamente miscelato e non solo non ci sono momenti di stanca ma, al contrario, è l'esaltazione la costante del disco che tiene l'ascoltatore sempre sull'attenti, sicuro che dietro l'angolo arriva il pezzo che ti spiazza con la sua maestosità ("Bloodclock"). La capacità di unire momenti lirici col Metal più duro è una carta che i Fleshgod usano con maestria ( la sublime "Morphine Waltz" è la prova lampante), non sprecando neanche una nota,"At War With My Soul" ti strappa la carne come un uncino ma allo stesso tempo è in grado di curarti le ferite, "Matricide 8.21" trova nella sua lirica drammaticità il suo punto di forza, le linee melodiche sono sempre coinvolgenti e le chitarre disegnano trame sinistre, solari e lugubri allo stesso tempo, sorrette da una sezione ritmica precisa e terremotante.

Chi temeva che l'improvviso addio del fondatore e bassista Paolo Rossi potesse minare la stabilità del gruppo si deve ricredere, Francesco Paoli svolge egregiamente il lavoro e la band è riuscita a superare se stessa. Difficile - se non impossibile - trovare punti deboli o difetti a questo lavoro che si candida ad essere una delle migliori uscite dell'anno in ambito estremo, un vero orgoglio italiano.
"Raise the glasses" !

Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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