Senza troppi giri di parole gli inglesi
Winterfylleth rappresentano quello che io cerco nella musica: passione ed emozione.
Passione perché il loro attaccamento alla tradizione ed alla natura della propria terra è talmente evidente da diventare elemento fondamentale del black metal pagano nel quale si cimenta il gruppo.
Emozione perché le melodie dei brani sono esattamente questo. Pura e semplice emozione.
Il nuovo album, quarto, conferma tutte le caratteristiche del quartetto di Manchester per mezzo di nove nuove composizioni che, ancora una volta, emozionano ed affascinano nella loro stupefacente semplicità.
E si perché il gruppo non ricorre a nessuna soluzione stramba, ma affida al suo suono semplice, violento e melodico il proprio messaggio di amore per la loro terra, per un mondo al quale sono fieri di appartenere.
"The Divination of Antiquity" è un album poetico, è un lavoro nel quale il black metal di stampo epico si sublima all'interno di melodie imponenti ed evocative, è un concentrato, appunto, di passione.
Immaginate di contemplare una tempesta che con i propri venti agiti nervosamente le cime degli alberi: avrete una rappresentazione visiva della musica del gruppo.
Sia che i brani procedano veloci e lo scream di
Christopher Naughton esploda tutta la sua rabbia, sia che le melodie si facciano più pacate e "morbide", avrete sempre la sensazione di essere nell'occhio del ciclone e di assistere, impotenti ma affascinati, alla immensa forza della natura che si erge di fronte ai vostri occhi.
Questo è
"The Divination of Antiquity".
Questi sono i
Winterfylleth.
Un gruppo certamente sottostimato, ma abile nel plasmare una musica senza tempo e senza confini in cui fluisce, disperata e fiera, l'emozione.
Maestri.
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