Ammetto che negli anni '80 i
Wallop non erano entrati nel mio radar, e mi era sfuggito il loro esordio "Metallic Alps", uscito nel 1985 per la BoneBreaker, piccola etichetta tedesca che ai tempi aveva rilasciato giusto una manciata di album.
Poco male, nel 2018 dopo l'uscita dai Grave Digger di
Stefan Arnold (anche ex Grinder e Capricorn, e questi me li ricordo bene), i
Wallop si sono rimessi in gioco, recuperando sia la line-up originale sia i brani dell'album d'esordio, che sono stati riproposti su "Alps On Fire", dato alle stampe nel 2020.
"
Hell on Wheels" è il suo successore ed è proprio il drumming di
Arnold ad incalzare l'opener "
Battle Cry", un brano roccioso e old-school che conferma l'attitudine dei
Wallop, che devono molto all'Athletic Rock dei Raven (cui devono anche la scelta del nome) e più all'impatto di altre band britanniche come i Tank o i Jaguar che all'influenza del Teutonic Metal. Dopo una partenza, sì aggressiva ma poco dinamica, i
Wallop salgono di livello con "
World on Fire" e con "
Hellfire", un fuoco che nell'occasione non brucia, anzi non scotta nemmeno troppo, ma ha un piacevole andamento scanzonato che è discretamente supportato nel comparto vocale, sia da parte del cantante
Mikk Wega sia a livello di cori.
Scorre sulla stessa lunghezza d'onda "
American 4-4-0", scelta come singolo, canzone con meno fronzoli che avanza come un treno (soggetto delle liriche e che incombe anche sulla copertina), e l'atmosfera si scalda quando irrompe l'energica ed immediata "
Stand Up", con
Arnold sempre veemente e ben tratteggiata dalla chitarra di
Andreas Lorz. Se il passo cupo e pesante di "
Hell on Wheels" incombe per tutta la durata del brano, e nemmeno un bell'assolo di
Lorz riesce a scuoterlo; con "
Strike Down" provano invece a trarci in inganno, ma la sua partenza arpeggiata è solo un tranello per poi travolgerci con uno scatto scattante ed anthemico, cui si accoda anche "
Darkness Comes Rising", dove è il basso di
Stefan Fleischer a dettarne l'avvio. Ci si avvia verso la conclusione di "
Hell on Wheels", ed ecco che i
Wallop tirano fuori l'asso dalla manica, con una bella accoppiata, vibrante e ottantiana ("
Blinded Eyes" e "
One Track Mind"), a confermare che il quartetto tedesco si è ormai scrollata la ruggine di dosso e fatta pace con il passato (quasi trentadue anni di stop non sono pochi!) ha ancora molto da dire.
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