Questo ritorno della black metal norvegese farà storcere la bocca a molti fan integralisti del black metal che si sono fermati al 1994.
Si perché
Thomas Eriksen ha voluto evolvere il proprio stile rimanendo coerente con la propria storia artistica inserendo melodie e non solo.
La produzione è pulita ma non eccessivamente, perché fortuna per noi è carente dell’effetto bombastico e plasticoso, quindi tutti gli strumenti si sentono magnificamente ma in modo naturale.
Ma veniamo il nocciolo della questione; non aspettatevi sfuriate, perché tranne in un solo caso come nella traccia che apre questo settimo album i tempi sono divisi tra tempi medi e up tempo.
La malignità e freddezza del metallo nero rimane inalterata perché il nostro non abbandona il riff tipico a marchio norvegese ma immette anche uno spirito malinconico anche per effetto del violino, già c’è anche questo.
Corbezzoli direbbe Braccio Di Ferro, abbiamo un pezzo come “
Holmgang” che ha un’apertura melodica ragionata con una voce pulita che viene alternata dallo screaming ricolmo di odio.
Aspettatevi il meglio perché ci sono anche composizioni come “
Heksebål” dal riff semplice ma ficcante, in un up tempo che accellera in alcuni momenti; c’è anche una strumentale dal taglio melanconico dove il volino la fa da padrone e pure una traccia folk come “
Omme”.
Quindi un disco variegato e che si discosta dal già sentito pur conservando la coerenza; buonissimo ritorno che unisce squarci melodici ad aggressività, bravi
Mork.
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