Il Pagan/Folk Black Metal può essere interpretato, sostanzialmente, in due modalità: quella da sagra di paese con annesso alto tasso acolico (consultate il catalogo Napalm per farvi una idea), oppure, più seriamente, rifacendosi ai grandi maestri del passato e rimanendo, per tanto, nell'alveo della vera musica estrema.
Fortunatamente, almeno per me, gli italici
Vltor appartengono alla seconda specie ed il loro esordio di lunga distanza,
"Non Auro Sed Ferro" viene ad essere un album fortemente sbilanciato verso il black metal, quello della metà degli anni '90, impreziosito da una meravigliosa matrice folk che trova il suo climax nell'uso, costante, del flauto il quale, duellando con le aspre chitarre (dal riffing maestoso), da vita ad un suono belligerante, antico e carico di onore, perfetto per descrivere il concept legato al passato della nostra nazione ed alle sue, immortali, tradizioni.
Complice, anche, il cantato in italiano, gli
Vltor, in più di una occasione, mi hanno fatto pensare ai migliori Selvans (scusatemi se è poco) ma anche, cambiando paese, ai Kawir (ri scusatemi se è poco), ed, in ogni caso, la loro musica mi ha riportato indietro nel tempo quando un certo artista svedese (spero di non dovervi dire chi...) stavo forgiando un genere che avrebbe avuto, poi, mille declinazioni, ma che, nella sua forma più pura, come nel caso in questione, resta inarrivabile nella sua capacità di esaltare, con le note, concetti come eroismo, virtù ed onore, concetti che, come ben sappiamo, oggi non esistono praticamente più sacrificati, purtroppo, sull'altare del buonismo e dell'inclusione scriteriata.
Gli
Vltor, invece, credono passionalmente nel loro messaggio e nella loro musica, tanto che
"Non Auro Sed Ferro", titolo
splendido tra l'altro, celebra l'ancestrale eredità della nostra cultura e ci dona nove brani devastanti nel loro riffing tagliente, atmosferici nella loro vivida capacità di dipingere arazzi rosso fuoco davanti agli occhi, ed intimamente abbracciati alla natura belligerante, e priva di ipocrisie, dei tempi passati, in una colata di metallo incandescente, ispiratissimo negli arrangiamenti, che farà breccia nei cuori, duri e puri, di chi, nella musica cerca la qualità e non la hit estiva, nei cuori, cioè, di chi ancora crede della musica come arte.
Il fatto, poi, che un disco come questo sia frutto del lavoro di una band italiana, non può che inorgoglirmi e darmi una speranza, per quanto piccola, che non tutto sia ancora perduto...
"Congiurati
Sotto gli occhi degli dei ctoni
Io vi prometto
Una morte eroica"