I
Witchtrap sono una Thrash Metal band colombiana formatasi nel 1992, che, tuttavia, riuscì a tagliare il traguardo del primo full-length soltanto nel 2002 (
"Sorceress Bitch"). Attualmente hanno dato alle stampe sei LP, di cui l'ultimo in questi giorni di fine settembre 2024:
"Hungry as the Beast", sotto l'egida della Hells Headbangers Records.
"Hungry as the Beast" è un'opera piuttosto semplice che si muove sui binari, ormai consueti per i colombiani, di un Thrash Metal quanto più classico possibile.
I
Witchtrap ci sparano in pieno volto otto brani che sembrano direttamente usciti dai gloriosi anni '80; un modo di declinare il genere ascrivibile a una sorta di incrocio tra il sound della Bay Area (
Exodus e primi
Slayer in testa, ma non solo) e quello teutonico. A me, personalmente, in vari frangenti, hanno richiamato vagamente alla variante, "corretta" e rivisitata del Thrash a stelle e strisce, operata al tempo dai tedeschi
Tankard.
Si tratta di composizioni molto omogenee e dalla struttura basilare, esenti da qualsiasi tipo di evoluzione stilistica avvenuta nel corso degli anni, compresi quei riadattamenti in chiave moderna scaturiti perfino propriamente in seno al Thrash più ortodosso. Con
"Hungry as the Beast" siamo direttamente catapultati alle prime opere del genere, in tutti i sensi: a livello tematico, di produzione, di songwriting e di attitudine.
Non vi sono articolazioni complesse, i ragazzi spingono sull'acceleratore, costruiscono liriche catchy e inseriscono numerosi hooks nel muro sonoro eretto dal guitarwork.
Oltreché ai padri del Thrash vero e proprio, non sono assenti molteplici riferimenti anche ai suoi precursori, quali
Motorhead e
Venom, soprattutto per alcune dinamiche Speed imbastardite da un'attitudine velatamente Punk, e in taluni casi oscura (questa proveniente esclusivamente dal secondo nome citato).
"Hungry as the Beast" è un album da prendere con leggerezza… Spontaneo, retrò, ben costruito per la funzione che si prefigge di adempiere: divertire e tenere viva un scintilla che, anni orsono, tanti animi fece vibrare.
Recensione a cura di
DiX88
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