Secondo EP per una band veronese sempre più difficile da catalogare che si avventura con molta ironia (lo dimostra anche il disegno puerile in copertina che li ritrae da bambini) in territori musicali da loro stessi definiti schizo-rock, creando una sorta di caos comunicativo e vocale in cui è l'ispirazione momentanea e non lo stile musicale a dettare le regole. Dedicato "agli animi nichilisti che popolano le osterie venete", “The Early Years” è la naturale evoluzione del precedente "EP" in cui sonorità spesso improvvisate di reggae bianco (Police) mescolate a funky rock dal basso molto presente si accoppiano a testi molto più maturi dove l'ironia cela un profondo disagio come in "30 anni" ("quante idee hai per la testa, migliaia e milioni di buone intenzioni, che potenza i tuoi progetti, uno sguardo lungimirante ....sì, ma quando?") o nell'invito ad unirsi alla pazza e schizofrenica "Banda del folle", nel dolce romanticismo di "13 gennaio 2005", nella triste riflessione di "Goodbye" ("sembra un sogno ricorrente, forse un giorno imparerò a distinguere tra il bene, il male e la realtà, ritrovare un'unità") e nella profonda malinconia e cupezza di "Eroe" ("tenuto insieme col nastro adesivo, degli infelici lui era l'eroe"). Bassista-cantante contro la volontà di tutti e apolide bohemien (Miozzi), chitarrista senza soldi che ama la fusion e le crisi esistenziali (Pezzo), batterista operaio e caffeinomane (Rossignoli), gli Inot sono in realtà dei preparatissimi musicisti dalla mente aperta che amano uscire dai soliti schemi, e nel farlo si divertono regalandoci anche spunti di riflessione spicciola ma concreta.

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