Può l’immagine in copertina di un album essere presagio di sventura?
Evidentemente può!
Ma andiamo con ordine.
Esordio discografico, intitolato
Weight Of The World, per i finlandesi
Alias Noone, con un artwork che (eccoci al punto di cui sopra), già a prima vista, sembra non promettere nulla di buono, considerando che, in primo piano, spiccano due enormi palle (di cui, tra l’altro, una è pure visibilmente danneggiata).
Battute a parte, la band di Helsinki propone una combinazione abbastanza contorta e male assortita di melodic death e progressive, con (finanche) qualche inserto sinfonico, tanto per gradire e rendere il tutto ancora meno digeribile.
Ne deriva un sound sovraccarico di elementi, dalla convivenza molto forzata.
Weight Of The World è infatti un disco difficile da assimilare, non privo di qualche spunto interessante (spiccano tracce come
God/Killer o la successiva
Shadowkeep) ma, nel complesso, troppo distaccato, caotico e cervellotico, per poter essere apprezzato nella sua interezza.
Peccato, perché le intenzioni degli
Alias Noone, in realtà, sono più che buone; i ragazzi hanno qualità, voglia e, tutto sommato, anche una certa personalità. Purtroppo però, si ha la sensazione che il combo finnico rimanga vittima della sua voglia di strafare, insistendo troppo su determinate soluzioni stilistiche che, anziché risaltare l’aspetto emotivo delle composizioni, finiscono inevitabilmente per appesantirle, perdendo cosi di vista la strada maestra.
Talvolta, capita anche che le tracce abbiano un andamento troppo ripetitivo e stentino ad evolversi; è questo il caso di
Lighthouse,
Primordials o della conclusiva
Fragments, tutti brani facilmente prevedibili e statici.
Insomma,
Weight Of The World è il classico debutto acerbo di una band esordiente, piena di entusiasmo e buoni propositi, ma dalle idee ancora confuse e sviluppate decisamente male.
Rimandati.
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