28°, ripeto, VENTOTTESIMO album per
Devin Townsend, che tramite le varie incarnazioni della sua arte, non smette di produrre, produrre, produrre. Pensate che, mentre vi scrivo di questo "
PowerNerd", altri
due albums sono già stati scritti e sono in fase di ultimazione! Come direbbe il caro Pozzetto, "Eh la Madonna!"
Dunque, "
PowerNerd". Partendo dall'assunto che io ho un'adorazione quasi fisica per il canadese, che ammiro il suo estro creativo, il suo essere difficilmente incasellabile, la sua perizia tecnica e di scrittura, ogni tanto bisognerebbe prendere un respiro e fermarsi un attimo. Perché poi rischi, come in questo caso, di buttar fuori un album abbastanza fine a se stesso, sempre piacevole e ben fatto, ma che ha un po' pochino da dire, che si suona un po' addosso, andando a finire da nessuna parte.
Come al solito c'è di tutto, in "PowerNerd": canzoni più potenti come la title-track o "
Knuckledragger", altre più 'contaminate' come "
Jainism", momenti più delicati come "
Gratitude" o "
Glacier"... Insomma, non mancherebbe niente per fare il solito bell'album di DT, eppure...
Leggendo nelle liner notes, scopro che l'intento di Devin era proprio evitare il suo perfezionismo quasi patologico: cosa succederebbe se per una volta lasciasse andare il suo bisogno di controllare tutto (come ti capisco!) e lasciasse che il disco si scrivesse 'da solo', magari in 11 giorni, come in questo caso? Il risultato è un album in pieno stile Devin Townsend, ma che fa fatica a rimanerti in testa, cosa che purtroppo (per me) era già successa al suo etereo predecessore "Lightwork". Ma fa niente, tra un anno avremo altri 14 album di Devin, per cui avanti così!
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