Opeth - The Last Will And Testament

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:51 min.
Etichetta:Reigning Phoenix Music

Tracklist

  1. 1
  2. 2
  3. 3
  4. 4
  5. 5
  6. 6
  7. 7
  8. A STORY NEVER TOLD

Line up

  • Mikael Åkerfeldt: guitars, vocals, cittra, mellotron, percussion
  • Martín Méndez: bass
  • Fredrik Åkesson: guitars
  • Joakim Svalberg: keyboards, Hammond organ, mellotron, Fender rhodes, Moog
  • Waltteri Väyrynen: drums, percussion

Voto medio utenti

Quando ho deciso di trattare la nuova fatica degli svedesi mi sono chiesto se non mi fossi ficcato volutamente in un ginepraio.
Perchè da fan posseggo tutti gli album e pur comprendendo la scelta di Åkerfeldt e soci di abbracciare in toto la filosofia prog hanno pubblicato a mio modesto parere dischi dalla qualità altalenante post “Watershed” dove sembrava che affermassero al mondo di saper fare progressive rock.
A livello musicale i dischi concepiti in questa seconda stagione erano formalmente perfetti ma grattando grattando la montagna aveva partorito il classico topolino.
Perciò evitavo con sospetto i facili entusiasmi riscontrati sul web dopo l’ascolto del primo singolo (io non ascolto mai i singoli) di questa nuova fatica perché era tornato il growl, come ho evitato come sempre i video di reazioni che sembrano sempre false come le tette delle pornostar oppure gli youtubers autori di questi “contenuti” sembrano sforzarsi come se stessero sul water in attesa di liberarsi.
Ecco, dopo averlo ascoltato, riascoltato più volte, questo quattordicesimo album mi ha fatto accendere un sorriso; per due motivi; questo nuovo concept album mi ha riconsegnato gli Opeth, dove la musica genera un’emozione; in seconda battuta il filo rosso che si dipana in queste tracce senza titolo tranne la conclusiva sono composte da grande progressive rock e metal in egual misura dove il frontman riesce ad trovare un equilibrio tra parti più dure e sezioni invece dove il profumo seventies è palpabile e questo è il secondo motivo.
Qui ho avuto delle sensazioni che mi hanno portato con la mente al bel disco del 2005 “Ghost Reveries” per gusto e durezza, ma soprattutto c’è un recupero dell’oscurità che pervade l’intero lavoro.
Il growl è dosato a dovere dove serve in armonia con le parti pulite; gli ospiti di pregio come Joey Tempest ai cori e il grande Ian Anderson che fa da voce narrante e contribuisce col suo inconfondibile flauto traverso in alcuni frangenti impreziosiscono il tutto.
Davvero, mi hanno spiazzato e stupito, anche se qualche segno me lo aveva suggerito il precedente album, qui ne ho la piena conferma.
Finalmente posso dirlo, questo è forse il miglior album della seconda vita degli scandinavi, ormai chiusa la parte death metal della loro carriera per sempre ora i nostri hanno finalmente trovato la quadra con questo "TLWAT"; sarà uno degli album che andranno nella mia personale Top Ten di fine 2024? Vedremo….
Recensione a cura di Matteo Mapelli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 20 nov 2024 alle 16:39

Sbranf che dice "è dai tempi di Scenes from a memory che non sentivo un concept del genere" e io devo aspettare altri due giorni per ascoltarlo!?!?!?!?!?!?!?!??!??!?!?!

Inserito il 20 nov 2024 alle 15:31

Pippo, cosi però mi crei trooooooppa aspettativa! :D Non vedo l'ora di ascoltarlo!

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