Il ritorno dei
FROST* vede il rientro di
Craig Blundell alla batteria, ma è soprattutto un ottimo album di rock progressivo moderno ben al di sopra delle mie aspettative.
Ci sono diversi episodi coerenti con il passato della band, dall’introduttiva
“Skywaving” all’elettronica
“Evaporator”, passando per la più lineare
“This House Of Winter”. Brani più spigolosi del calibro di
“Life In The Wires, Pt. 1” o
“Idiot Box” ben si sposano con i tributi al neo-prog più muscolare degli anni Ottanta (
“The Solid State Orchestra”, “Life In The Wires, Pt. 2”), mentre le tastiere imperiose di
Jem Godfrey emergono nella battagliera
“School/Propergander” e nella crimsonica
“Moral And Consequence”.
Se l’intensità di
“Strange World” e di
“Absent Friends” rievoca gli anni d’oro degli Alan Parsons Project, l’ibrida e cinematografica
“Sign Of Life” fa il paio con la conclusiva
“Starting Fires”, ammiccante e dai toni mainstream.
Davvero tanta roba.
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