I
Molder sono una Death metal band statunitense formatasi nel 2017. Dopo un insieme di uscite minori, tra cui tre Live, rilasciano il primo full-length nel 2020:
"Vanished Cadavers"; e nel 2022 il successivo
"Engrossed in Decay". Dopodiché, in questo novembre 2024, è giunto il turno della loro terza opera:
"Catastrophic Reconfiguration", pubblicato sotto l'egida della
Prosthetic Records.
Seguo i
Molder dall'uscita del loro secondo LP; come spesso avviene mi ci sono imbattuto casualmente, leggendo alcuni magazine online statunitensi. Al tempo rimasi piacevolmente colpito dalla loro abilità nel riproporre con fedeltà, pur senza risultare ridicoli, il vecchio sound dell'old-school Death metal di fine anni '80 inizio anni '90, con una predilezione particolare per quel novero di formazioni che stilarono le coordinate del cosiddetto Florida death metal. Indubbiamente un prodotto derivativo, bensì composto egregiamente e soprattutto efficace (qualità ormai sempre più rara). A mio avviso un album da 7,5 per intendersi.
Entriamo adesso nei meriti di ciò che qui ci preme, ovvero una valutazione del nuovo
"Catastrophic Reconfiguration".
Si tratta di un disco che si muove sulla falsariga del precedente lavoro. Dunque abbiamo a che fare con dieci tracce piuttosto lineari e dalla presa immediata, con un riffing ispirato muoventesi in prevalenza su mid-tempos, senza disdegnare molteplici incursioni in territori veloci, dove blast beats e tupa tupa si intersecano senza soluzione di continuità. È molto forte la preminenza degli
Obituary nel background musicale dei
Molder, soprattutto per quanto pertiene lo stile di growl adottato da
Aaren Pantke, realmente simile a quello di
Tardy.
Il pregio principale di
"Catastrophic Reconfiguration" è quello di presentare tutti brani riusciti, con riff e linee vocali pieni di hooks in grado di agganciarsi all'ascoltatore, sbattendolo in ogni dove per tutti i suoi 34 minuti.
Un modo di declinare il genere che oramai non è più in auge; in quanto le nuove leve sono gradualmente transitate a un approccio più tecnico e intricato che, tuttavia, a parte un lieve stupore iniziale, a fine ascolto – salvo casi particolari – non lascia quasi alcun segno del proprio passaggio.
Al contrario, i
Molder riescono a rimanere impressi, a stimolare l'ascolto del disco nel tempo.
Si tratta di un'opera astuta, in cui ogni canzone acquisisce una sua identità ben precisa.
È potente la prestazione degli americani, riuscendo a non lasciar mai scemare il pathos: prodigandosi in cambi di ritmo azzeccati tra rallentamenti Doom – portanti anche il segno degli
Autopsy –, un morigerato utilizzo dell'overdub dai toni distorti, capaci di rendere le linee vocali ancor più inquietanti; tempi medi incalzanti e spezza ossa, con l'aggiunta di slanci folli nella direzione di sfuriate mortifere dal taglio psicotico. E, grazie al bilanciamento di tali fattori, si giunge al termine dell'ascolto per niente affaticati e assai soddisfatti.
L'unico difetto di
"Catastrophic Reconfiguration" è da ravvisarsi nella sua forse eccessiva derivazione stilistica… Nonostante ciò, ritengo che sia il tipo di platter che ormai da anni – fatta forse eccezione per l'ultimo
"Dying of Everything" (2023) – gli Obituary, e altre band del medesimo calibro, non riescono più a cavare fuori dal cilindro.
Recensione a cura di
DiX88
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?