Svartfjell è una Black metal band inglese formatasi nel 2023 per volontà di
Hearne, e sulle cui spalle si regge l'intero progetto.
Al momento, sotto tale moniker è stato rilasciato un solo full-length in questi giorni di novembre 2024, tramite la
Moribund Records:
"I, The Destroyer".
L'opera è concepita su otto tracce per poco meno di un'ora di musica, dove l'inglese attingendo alle opere di
F.Nietzsche, non so bene secondo quale schema logico (forse ha a che vedere con la profezia di Zarathustra), ci trascina all'interno di una visione oscura intorno a una ipotetica pestilenza dell'umanità, e sul percorso necessario per acquisire le virtù dell'auto perfezionamento.
Per quanto pertiene il fronte musicale, invece, l'inglese si muove su una forma di Black metal assai variopinta spaziante dalle sinfonie eleganti e fulminee degli
Emperor, alle orchestrazioni più cadenzate degli
Arcturus, su cui si inseriscono numerosi frangenti protesi, oltre che al Black più duro, al Melodic death più istrionico di band come
Gates of Ishtar e
Kalmah.
È una proposta complessa quella di
Hearne, con brani piuttosto lunghi e strutture composte da varie suite, dove le influenze da noi menzionate si intersecano tra loro, e sui cui si aggiungono echi Post-Black talvolta molto caldi e dai sentori Hard-Rock, talaltra con lievi reminiscenze DSBM.
Dopo tutte queste "raffinate" disquisizioni di rito, io devo tuttavia confessarvi che ho trovato l'ascolto piuttosto noioso, a causa di quella che, per i miei parametri, è un'eccessiva diluizione dei contenuti effettivi della musica di casa
Svartfjell. Inoltre, più volte ho avuto una certa sensazione di disomogeneità strutturale delle varie articolazioni che vi ho esposto durante l'articolo.
Altresì, da un altro fronte, devo ammettere che si intuisce un discreto potenziale: alcuni frangenti Atmospheric Black particolarmente riusciti e molteplici intuizioni interessanti.
A mio avviso, comunque sia, se nelle intenzioni di
Hearne vi è quella di dar luogo a un progetto che ambisca a elevarsi al di sopra della mediocrità, dovrà necessariamente affrontare un processo di sintetizzazione organica, e convincente, delle sue migliori predisposizioni artistiche.
Recensione a cura di
DiX88
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