L'inesauribile
Rogga Johansson attivo ormai in un innumerevole quantità di gruppi, taglia in questo inizio novembre 2024 il traguardo del tredicesimo full-length dei
Paganizer (sua principale creatura):
"Flesh Requiem", rilasciato sotto l'egida della
Transcending Obscurity Records.
Sono sincero, non posso definirmi un esperto dei
Paganizer, poiché è una delle band che ho sempre trascurato, ritenendola tra quelle da ascrivere al novero delle "minori". Dunque la mia conoscenza si limita alle uscite più importanti, le quali risalgono a fine anni '90 inizio anni 2000.
Ora, assodato la mia parziale carenza in materia di Paganizer, benché non certo per quanto pertiene il Death in generale, devo dire che ho trovato questo
"Flesh Requiem" un dischetto davvero gradevole.
Gli svedesi si muovono sulle tipiche coordinate del Death metal dei principali maestri della loro stessa terra; in particolar modo
Grave,
Entombed,
Dismember,
Carnage e
Desultory, su cui, rispetto alle prime registrazioni, si inseriscono – pur senza risultare invadenti – un certo numero di linee melodiche che in taluni tratti richiamano agli
Unleashed della seconda fase (quella più vicina alle sonorità Epic/Viking), e forse qualcosa alla lontana dei primi
Amon Amarth.
L'LP non si discosta per niente dalle coordinate tracciate dai gruppi appena citati, e tuttavia, la capacità dei
Paganizer in fase di songwriting, di superare lo iato tra melodia e brutalità tramite la strutturazione di un costrutto organico e ben bilanciato, infondendo una giusta dose di epicità a ogni traccia – senza che questa scalfisca l'armatura mortifera del metallo della morte –, rende l'ascolto realmente godibile e scorrevole. E soprattutto efficace, in particolar modo negli episodi dove si decide di picchiare duro, pur rimanendo orecchiabili.
Indubbiamente
Rogga Johansson non riscriverà il corso del genere e difficilmente saprà cogliervi di sorpresa con questa nuova release; e altrettanto con difficoltà vi convincerete ad acquistarla, bensì, a mio avviso, riesce a risultare meritevole di più di un ascolto.
Recensione a cura di
DiX88
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