Il ritorno di Mike Portnoy nei Dream Theater ha dato lo stop ad un milione di progetti gruppi, bands e collaborazioni. Giocoforza, nell'equazione è rientrato anche
Neal Morse, che ha perso forse il suo alleato musicale più longevo e fedele. Ma la esuberanza creativa di Neal non ammette pause, e così il nostro eroe decide di circondarsi di bravi (e giovani) musicisti locali e di dar vita ad una nuova, ennesima, incarnazione della sua Arte, questa volta sotto il nome di
Neal Morse and The Resonance. E con questa band fresca fresca di giornata, il buon Neal si butta a fare quello che sa fare meglio: prog rock.
"
No Hill for a Climber", che prende il nome da una frase di un romanzo di Barbara Kingsolver, vincitrice del premio Pulitzer, è il più classico dei prog albums: venti minuti di pezzo in entrata, VENTOTTO nel pezzo in uscita, e in mezzo tre brani di lunghezza 'umana', per poter girare sulle piattaforme e fare un pò di battage. Devo ammettere che, sin dalla lunga "
Eternity in your Eyes", la qualità è alta, la vena creativa sembra essersi ripresa (soprattutto rispetto a quelle ciofeche dedicate a San Giuseppe uscite recentemente, mamma mia), e lo stile strizza un po' l'occhio ai Transatlantic, con le dovute ENORMI proporzioni.
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Thief" è invece un brano nervoso, quasi drum'n'bass, che cresce con gli ascolti; il primo singolo è invece "
All the Rage", un pezzo più frizzante, dove le doti della band vengono fuori in tutto il loro fulgore, fa molto Flower Kings. Segue una delicatissima "
Ever Interceding", che ben mette in evidenza l'ugola di
Johnny Bisaha, e la lunghissima e conclusiva title-track, una sarabanda di emozioni, con qualche 'già sentito' e qualche 'ah però, niente male!'.
Insomma. Neal Morse sembra aver ritrovato lo smalto di un tempo, e "No Hill for a Climber" è un album ben confezionato, che merita ben più di un ascolto. Finalmente.
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