Ho recuperato per curiosità la recensione che feci del precedente
“The Dark Presence” e mi ha impressionato scoprire che molti dei nomi citati si adattano perfettamente anche al nuovo (e alle mie orecchie più fluido)
“Pathway To Hamlet’s Mill”.
Questa volta il mastermind
David Del Fabro si è ispirato al libro
"Il Mulino di Amleto” di Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend per un concept album, anche stavolta, sfidante che
“tratta in modo rivoluzionario il mito in quanto forma di perpetuazione delle conoscenze degli antichi e della struttura del tempo”.
C’è l’heavy prog più teatrale dalle tinte folk degli
Ayreon nelle buone
“Hamlet’s Mill Overture” e nella successiva
“Key To The Temple”, mentre i
Therion meno pomposi emergono nelle convincenti
“The Flame Within” e
“The Pendulum”.
Al mix di influenze si aggiungono
Avantasia e Gentle Giant in
“Descent Of God”, in contrasto con
“C’è Casa A 30 Miglia”, un sincero tributo al rock progressivo nostrano più nobile, e
“A Guide Through The Path”, breve interludio pianistico a cavallo tra Genesis e Michael Nyman. Il finale è lasciato alla coinvolgente
“Dance Of The Stars”, che mi ha ricordato il combat folk più ammiccante di Tierra Santa e Mago De Oz.
Avanti così.
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