I pionieri del Black metal atmosferico inglese
Old Forest tornano sul mercato, a solo un anno di distanza (o poco più) dal precedente
"Sutwyke" – a cui era seguito un EP di omaggio ai Darkthrone, con il loro nono full-length:
"Graveside", rilasciato nuovamente sotto l'egida della
Soulseller Records.
Gli
Old Forest si muovono su coordinate ormai consolidate nel tempo, riproponendo quel che meglio sanno fare: del sano e primordiale Black metal, contraddistinto da molteplici frangenti atmosferici e inserti melodici pregevoli, con accenni sinfonici stile
Emperor; impreziosito, inoltre, da tonalità Epic/Viking – con tanto di clean vocals grezze, sull'onda lunga di
Quorthon – che conferiscono all'opera un tocco ancora più coinvolgente.
Indubbiamente, non si rimane mai sorpresi dalla musica degli inglesi, la formula come già specificato è sempre la stessa. Tuttavia l'aspetto dirimente, tra questo disco e molti altri, risiede nella maestria con cui la materia oscura viene riplasmata, oltreché in una una serie di scelte felici, le quali, unite a una profonda convinzione – figlia di un pathos genuino –, riescono a rendere l'opera estremamente piacevole, incentivando il ripetersi degli ascolti.
È un platter astuto, dove il monocromatismo è relegato in un ruolo marginale; sono piuttosto le
sapienti alternanze tra i paesaggi rarefatti e scoloriti dalla bruma, avvolgenti, nel loro essere mistero, e le melodie sontuose, infrante come di consueto da i classici frangenti iconoclasti, a far la differenza.
Ovviamente, gli
Old Forest non si esimono dal dispensarci le classiche ustioni sulla pelle che solo il Black metal più glaciale è in grado di provocare.
"Nessuna nuova, buona nuova": avanti tutta nostalgici della nera fiamma.
Recensione a cura di
DiX88
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