Copertina 7

Info

Anno di uscita:2024
Durata:68 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. LAY DOWN YOUR LOVIN'
  2. LET IT ROCK
  3. ON THE EDGE
  4. SWEET LITTLE SISTER
  5. CASTLES MADE OF GLAS
  6. STAND YOUR GROUND
  7. BLACK COUNTRY
  8. BILLY'S SONG
  9. STRANGERS IN THE NIGHT
  10. ALL FOR ONE
  11. THE SOUND OF THE EAGLES
  12. HAIL TO THE KING

Line up

  • David Readman: vocals
  • Alex Beyrodt: guitar
  • Mat Sinner: bass
  • Markus Kullmann: drums

Voto medio utenti

Non è “semplicissimo” commentare un disco dei Voodoo Circle.
La formazione teutonica non ha mai nascosto il suo amore appassionato per i Whitesnake e lo ha esternato senza imbarazzi in tutta la sua ormai corposa carriera.
E allora qui entra in causa una questione sempre piuttosto attuale nel mondo del rock, in particolare in momenti storici di scarsa creatività come quello che stiamo vivendo: fermo restando l’evidente archetipo primario, c’è ancora differenza tra “contraffazione” e “devozione”?
Personalmente credo di sì, e mi sento di inserire il gruppo di Alex Beyrodt tra quelli che sembrano più vicini al secondo concetto appena espresso, intridendo di classe e buongusto un palese debito di riconoscenza nei confronti di David Coverdale & C.
Il risultato è un altro tentativo di “resurrezione” di suoni “classici” intitolato “Hail to the king”, in cui, infatti, oltre al suddetto modello egemone troverete anche scorie di Rainbow ("All for one" e "Billy's song", tra l’altro sono state scritte da Tony Carey ed erano già state incluse nella versione giapponese di “Respect” dei Sinner) e Led Zeppelin (“Black country” e “Castles made of glass” sono abbastanza “Kashmir-esche”), tanto per completare un elenco di numi tutelari tutt’altro che infrequenti.
Il fatto è che l’intera operazione è tanto “sfacciata” quanto piuttosto efficace, verosimilmente proprio grazie a quella sensibilità che manca a tanti “cloni” della scena.
In queste situazioni il contributo del vocalist, in quanto primo elemento “catalizzatore” delle soluzioni espressive, è ovviamente piuttosto significativo, ed ecco che David Readman riesce ancora una volta a svolgere l’impegnativo (e gratificante) compito di confrontarsi con dei veri “monumenti” della fonazione modulata (Coverdale, innanzi tutto, ma anche Dio e Plant …) senza impacci concreti.
Per una volta non mi addentrerò nella sommaria descrizione dei singoli pezzi, non perché poco stimolato dai loro contenuti, ma perché vista la natura dell’opera e la sua complessiva solidità artistica, ulteriori dettagli sarebbero effettivamente davvero irrilevanti (più del solito, almeno …).
In conclusione, non mi rimane dunque che consigliare “Hail to the king” a chi condivide le passioni dei Voodoo Circle per certi Pilastri della Grande Storia del Rock, mentre a tutti quelli che ritengono “limitativo” questo tipo di approccio, pur senza poterli biasimare in maniera incondizionata, ricordo che anche nel diffusissimo “gioco delle citazioni” si può essere abili, avveduti e credibili.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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