Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:43 min.
Etichetta:Black Mass Prayers
Distribuzione:Black Mass Prayers

Tracklist

  1. THE DUSK
  2. WAILING OF ARCHAIC FOREST
  3. YEARS CONSUMED IN EXILE
  4. A PACT SIGNED BY POISON
  5. ELEGY OF PHANTOM PAIN
  6. THE DAWN

Line up

  • Drunken Bible: Bass
  • Blight: Guitars, Programming
  • Unukalhai: Vocals

Voto medio utenti

Gli Apostate sono una Black metal band dai tratti atmosferici proveniente da Macerata, nelle Marche, di cui non sappiamo riferirvi con precisione la data esatta di formazione.
Il gruppo risulta come un side project degli ottimi Valadier (di cui vi ho informato recentemente), vedendo sia Unukalhai alla voce che Blight alla chitarra e alla programmazione, a cui si aggiunge Drunken Bible dei Pröfane Oath al basso (e forse alla batteria).
Nel 2024 pubblicano il loro album di debutto, "Elegy of Phantom Pain", prima in via indipendente e in seguito sotto l'ala della Black Mass Prayers.

"Elegy of Phantom Pain" sembrerebbe essere ispirato a qualche misteriosa leggenda spettrale dell'Italia centrale, di cui tuttavia non sappiamo riferirvi i dettagli. L'album si gioca su una forma di Black metal atmosferico piuttosto cruda, la quale si snoda su strutture dilatate, con oscillazioni eleganti tra tempistiche di matrice Doom e mid tempo che, talvolta, divengono particolarmente incalzanti.
Gli Apostate riescono a dipingere paesaggi infestati dalle più disparate creature, ci immergono nel buio di gelide foreste nordiche, esponendoci ai rischi delle intemperie proprie di quel fascino per la natura occulta dell'esistenza, dell'animismo degli elementi naturali… Ci trasportano con i loro fiati avvolgenti e una solennità compositiva, ed interpretativa, essenziale, perfettamente veicolata da suoni saturi brucianti come il ghiaccio più puro… Dove uno scream abrasivo di matrice svedese ci accompagna nei meandri di antiche storie, involute al rango di tradizioni maledette.
Volendo dare punti di appoggio all'ascoltatore, per comprendere con maggiore precisione la proposta dei blacksters nostrani, si potrebbero offrire gli Wyrd, i Dolorian, atmosfere mutuate da "Filosofem" (1996), gli italiani – e purtroppo dimenticati – Fearbringer degli albori… Giusto per scomodare alcuni nomi. In ogni caso, come sempre avviene quando degli artisti possiedono una matrice propria, non ci si può perdere in troppi richiami descrittivi, né tantomeno in inutili discorsi…
Non vi resta che ascoltarli, ponendo attenzione a non farvi totalmente contaminare dal loro veleno: potreste ricavarne un piacere occulto: croce e delizia.

"And as i sail along these stellar rivers
I listen to the wailing of archaic forest
Coldness that pierces like an ice spear
Awakens the slumbering spirit of mine"


Recensione a cura di DiX88

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