Nel
mare magnum attuale delle produzioni musicali, a “complicare” ulteriormente le cose c’è anche la pratica piuttosto diffusa delle ristampe, precipuamente indirizzate a quei
rockofili che anche in tempi di musica “liquida” (che brutta definizione …) non hanno nessuna intenzione di “aggiornarsi” e continuano ad ampliare senza tregua la loro preziosa collezione di dischi “solidi”.
A loro è destinato il comparto
Classix della
Pride & Joy Music, etichetta prestigiosa e competente, che anche in questa particolare iniziativa dimostra tutte le sue prerogative, evitando scelte banali o eccessivamente “semplicistiche”.
A confermare tale assioma, giungono le riedizioni di tre
album (questo “
Transition”, “
House of mirrors” e “
Starbound”) degli
Osukaru, formazione svedese (a dispetto del
monicker orientaleggiante …) nata dalla mente fertile di
Oz Hawe Petersson (precedentemente noto come
Oz Osukaru), il quale, dopo due
Ep e due
full-length, giunge nel 2015 a pubblicare con la sua “creatura” questo “
Transition”, considerato il primo “vero” archetipo dello stile espressivo della
band.
L’opera, tra brani nuovi e il rimaneggiamento di tracce già edite nei lavori precedenti, è in realtà ancora un po’ “acerba” e disomogenea, in bilico tra
AOR “tradizionale” e sonorità maggiormente massicce e “moderne”.
Personalmente preferisco i nostri quando si affidano ad un
sound chiaramente ispirato dai classici del
rock adulto, “terreno” in cui la voce pastosa e vibrante di
Fredrik Werner (modellata sui registri di
Michael Bolton,
Stan Bush e
Steve Overland) si esprime al meglio.
In più, in tale ambito trovo abbastanza riuscito il connubio vocale con
Cecilia Camuii, in grado di aggiungere le illustri effigi di
Robin Beck,
Ann Wilson e
Pat Benatar al suggestivo crogiolo sonoro.
La briosa “
Arrows”, l’avvolgente e
soulful “
Strangled emotions” e, in misura ancora maggiore, “
Edge of a broken heart” e la Bon Jovi-
esca “
Tell me you'll stay” sono ottimi esempi di
hard melodico dai contorni “ortodossi”, ma non per questo poco efficaci.
“
Play” (sostanzialmente un brano strumentale, impreziosito dai vocalizzi della
Camuii), “
Blinded eyes” e (in parte) “
Promised land” inseriscono nel tessuto sonico scampoli di derivazione
prog / gothic, mentre “
Out of touch” e "
Mafia rules” (!) tentano la carta dell’ibridazione con i guizzi dell’
hair-metal e sebbene in entrambi i casi il risultato non possa definirsi molesto, il “progetto” non appare pienamente convincente.
Ad arricchire la riedizione arrivano altre due tracce prelevate dal repertorio passato degli
Osukaru: “
Change of heart”, una ballata crepuscolare di discreta fattura e la rilettura felpata di “
City lights”, anch’essa godibile, ma priva di significativi sussulti.
“
Transition” è un lavoro “imperfetto” e tuttavia intrigante, che piace anche per l’utilizzo oculato del
sax (suonato da
Jens Björk) e che tutto sommato merita di trovare una collocazione nelle discoteche degli appassionati del settore, magari proprio accanto a “
House of mirrors” e “
Starbound”, che definiranno in maniera più chiara le qualità degli
Osukaru.