Copertina 8

Info

Anno di uscita:2024
Durata:47 min.
Etichetta:Code666 Records
Distribuzione:Aural music

Tracklist

  1. SHADOW SLAVE
  2. 2DOOMED
  3. DESPERATE DAYS
  4. FORGOTTEN IN TIME
  5. BROKEN
  6. FEW MINUTES
  7. UNWORTHY
  8. USELESS

Line up

  • Valerio Lippera: Bass
  • Lorenzo Carlini: Guitars, Vocals
  • Alessandro Sforza: Guitars, Vocals, Keyboards
  • Flavio Castagnoli: Drums

Voto medio utenti

Invernoir è una band italiana dedita a una forma di Gothic/Doom/Death Metal, formatasi a Roma nel 2016. Il progetto nasce dal desiderio di rivitalizzare le sonorità Doom degli anni '90, ispirandosi ai migliori album di realtà come My Dying Bride, Anathema, Katatonia e Novembre. Le tematiche affrontate nei loro brani includono apatia, dolore, decadenza e angoscia.
Al momento hanno rilasciato due full-length: "The Void and the Unbearable Loss" (2020), e "Aimin' for Oblivion" (2024).

"Aimin' for Oblivion" – patrocinato dalla Code666 Records – è un album che si muove sulle direttive musicali con cui abbiamo appena introdotto il gruppo, risultando permeato da quel forte sottofondo emotivo che Deve contraddistinguere il genere…
Un ascolto che comunque sia, tenendosi su una durata non esagerata per questa tipologia di uscite (circa 47 minuti ), scorre con discreta agilità, merito ovviamente anche delle ottime capacità di songwriting degli Invernoir.
Questi ragazzi riescono a fondere violenza e armonie struggenti che sfumano in paesaggi avvolti dalla bruma, sotto il segno di un'aura umbratile e spettrale assumente i tradizionali contorni gotici, propri a questa particolare coloritura dell'Estremo.
Un LP che si gioca sui bilanciamenti cromatici, dove le tonalità calde si spandono, fin quando non subiscono un processo di coagulazione, sotto l'influsso gelido delle foreste nordiche che vi imprimono una leggera venatura nera: riflesso di un background rivolto nella direzione della Luce scandinava.
È la tensione spirituale costante, declinata sotto la croce dell'angoscia, del dolore melanconico che si apre varchi nell'assenza, dunque nel desiderio che ci richiama al non più qui, al mai stato, alla condizione di base dell'uomo, quella del desiderare. L'incontro sempre sfuggente con ciò che ama e con sé stesso; fin quando, perlomeno, non possa riconoscersi nella sua stessa negazione: nella costanza del moto perpetuo del divenire.
Musica pulsante, dove nei molteplici frangenti dilatati, sospensivi e dalle andature pacate, è l'essenzialità a tenere alto il filo dell'emozione… patterns minimali di batteria, banali scelte del timing tra battere e levare che, avvolti dal feeling genuino dei musicisti in questione, e dalla loro arte, rendono anche i momenti più semplici carichi di significato: cuore vibrante da cui si articola organicamente tutto ciò che a questa carica ruota attorno: dolore, violenza, soluzioni ear catcher, Death metal melodico e a tratti crudele; solos squisiti e sfregi di fuoco oscuri avvolti da una poetica romantica dai tratti tragici e misteriosi.

Con la loro seconda fatica gli Invernoir ristrutturano, riplasmano e riattualizzano, quella pozione velenosa, dalle tinte passionali, che tanto ha fatto sognare chi a inizio anni
'90' tentava di infrangere la barriera della mera blasfemia iconoclasta fine a sé stessa… e tutto ciò riescono a farlo maledettamente bene.

Lacrime sul volto… Sorsi di gioia… Fascino occulto.

Recensione a cura di DiX88

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