A distanza di circa due anni dal buono, benché non eccelso
"Aamongandr", il poeta decadente del
True Black Metal Werwolf si ripresenta con la settima opera d'arte targata
Satanic Warmaster:
"Exultation of Cruelty" (
Werewolf Records).
Ed è proprio il caso di arte di cui si deve parlare nella fattispecie di questa nuova gemma della Bestia finlandese. Questo poiché raramente mi sono imbattuto negli ultimi anni in un disco che, pur nel suo essere così fedelmente ancorato alla fiamma nera, senza innovare alcunché, riesce non solo a restituire intatto il feeling crudele e marmoreo dei suoi anni d'oro, ma perfino ad emozionare con una capacità di fascinazione tutta propria; tramite una poetica desolante e malinconica, tanto capace di aprirsi varchi tra il gelo estraniante che la avvolge, quanto di farci conoscere l'intima essenza del suo autore:
Lauri Penttilä.
"Exultation of Cruelty" è un disco duro, spietato nel suo incedere, sia quando decide di assalirci frontalmente che quando opta per attaccare con moti circolari ed ipnotici, dove il suo andamento diviene più cadenzato e apparentemente flemmatico. Dunque, non solo furia sonora ciò che caratterizza la settima gemma di
Werwolf, bensì un'attitudine intransigente e al tempo stesso equilibrata, capace di soppesare e bilanciare armonicamente tutti gli elementi; postura dritta forgiatasi nei lunghi anni di militanza tra le legioni più oscure e oltranziste del genere.
Quasi un'ora di ascolto in cui si arriva pietrificati all'atto terminale,
"A Dead Rose for a Dying World", in cui il finlandese oltre a riversare su di noi tutta la sua struggente disperazione, lascia intravedere il desiderio di qualche risvolto "sperimentale", senza ovviamente rinnegare la propria identità artistica.
L'ululato del lupo squarcia ancora il cuore di chi vive la – e nella – fiamma nera. Gli altri ne stiano alla larga.
"As a dead rose has fallen into a torrent of blood
That pours into the cavernous tomb
Of a world lost in the depths of the night…"
Recensione a cura di
DiX88
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