Mi sono imbattuto nei
Nanowar (sì, all’epoca si chiamavano solo Nanowar) per la prima volta circa una quindicina di anni or sono. All’epoca non apprezzai molto la loro proposta musicale in quanto, forse, ero troppo ancorato a certi canoni che loro si divertivano ad infrangere e demolire. Passano gli anni e arriviamo al 2019 quando, su YouTube, spopola “
Norwegian Reggaeton”, brano che letteralmente lancia la band come “rivelazione dell’anno” tanto da portare i nostri 5 musicisti ad esibirsi alla quinta puntata di Got Talent Espana 2019. Da li nasce il primo amore, vado a cercare tutti i loro vari singoli e video sul tubo e comincio a “prendermi bene”. Arriva febbraio 2020, una ventina di giorni prima del lock down, e
Gatto Panceri e soci vengono a suonare a 15 km da casa: è il momento di testare live la “presa bene” che mi è salita da “
Norwegian Reggaeton” in poi. E’ amore alla prima nota, lo ammetto. Non conosco tutte le canzoni della set list, ma vengo comunque conquistato dalle capacità dei ragazzi sul palco: irriverenza, richiami a tante cose pescate “a caso” da innumerevoli mondi nerd, capacità tecniche e, sopratutto per un live, una tenuta di palco e una capacità di coinvolgere l’audience da band blasonata. Da lì il passo è breve: acquisto alcuni dei loro CD, vado ai loro concerti in Italia ed in Germania ed arriviamo in un men che non si dica all’Ottobre 2023 quando questo “
XX Years Of Steel” viene registrato all’Alcatraz di Milano in una serata che mi ha visto presente da spettatore in quarta fila. La set List è quella giusta, ci sono tutte (o quasi) le canzoni che mi aspetto di sentire, il locale è pieno fino all’orlo ed il pubblico è infuocato: dopo l’intro di rito parte “
Sober”, seguita a ruota da “
Nanowar” e “
Gabonzo Robot”… il pubblico canta, partecipa e parte il primo giro di stage diving. Come inizio non c’è male. Le 27 song (più intro) della setlist si susseguono veloci, così come le scenette sul palco da parte dei nostri, e arriviamo in un batter d’occhio al primo dei singoloni della serata, ossia “
Disco Metal”, dove lo spirito più tamarro dei metallari veraci presenti in sala viene a galla trasformando l’Alcatraz in una discoteca in piena regola. Non c’è tempo di tirare il fiato che, dopo una manciata di canzoni, il primo ospite della serata sale sul palco:
Alessandro del Vecchio entra in scena e per le seguenti 5 canzoni fa capire a tutti chi comanda. Con lui vengono eseguite “
V per Viennetta”, “
The Power Of Imodium”, “
The Power of the Power of the Power of the Power (of the Great Sword)”, “
Declination” e la favolosa “
Barbie MILF Princess of the Twilight”, song che speravo davvero di poter gustare dal vivo in quanto non presente nelle setlist dei concerti a cui avevo presenziato fino ad oggi. Da qui è un attimo che fra una “
Ironmonger (The Copier of the Seven Seas)” ed una “
Il Signore degli Anelli (dello Stadio)” si arrivi al secondo ospite della serata: siore e siori per voi on stage
Charly Glamour dei Gigatron per la hit delle hit, quella “
Norwegian Reggaeton” da cui il successo planetario è iniziato e per la quale ogni metallaro lascia cadere le proprie inibizioni true metal per lanciarsi in improbabili balli caraibici. Il bello dei
Nanowar è proprio questo: riuscire a dissacrare ogni comandamento del metallo distruggendo le certezze che Judas Priest e soci hanno costruito in 40 e più anni di Heavy Metal per poi inculcare nell’ascoltatore quel “virus” che lo porta ad essere tutto ed il contrario di tutto. Ma le sorprese per la serata non sono ancora finite: oltre all’immancabile “
Feudalesimo e Libertà” che ormai è un vero inno della band, ci aspettano altri 2 ospiti: da un lato il mitico
Profeta degli Atroci su “
Sottosegretari alla Presidenza della Repubblica del True Metal”, dall’altro
Thomas Winkler che, come nell’omonimo video/singolo, presta la propria voce per “
Valhalleluja”. Pensi che ormai il meglio sia andato, d’altronde siamo alla fine, ma ecco che sul palco arriva lui, l’unico, solo ed incommensurabile
Giorgio Mastrota e parte l’inno vichingo forgiato direttamente nei paioli di Trepalle in Valtellina, quella “
Polenta Taragnarok” che fa subito festa. Tra una cedrata Tassoni ed un solo di chitarra si arriva alla conclusiva “
Giorgio Mastrota (The Keeper of Inox Steel)” ideale chiosa di un ottimo concerto dove anche i materassi si divertono a volare sulle teste dei presenti. Che altro dire? Se eravate presenti alla serata sold out in quel dell’Alcatraz sapete benissimo di cosa ho parlato fino ad ora e questo doppio live è per voi ideale compagno per rimembrare quel concerto. Se invece eravate assenti beh… potreste prendere in considerazione l’idea di colmare questa mancanza ascoltando più e più volte questo disco in genuflessione sui ceci facendo voto di non lasciarvi più scappare un altro live dei
Nanowar.
P.S.: L’edizione che mi è stata data per la recensione è composta non da 2 ma da ben 3 CD: i primi due sono il live album vero e proprio, mentre il terzo dischetto contiene materiale raro come alcuni singoli usciti fino ad ora solo su YouTube come “
Stormwarrior of the Storm” o “
Armpits of Immortals” (che vede presenze come Guest il mitico
Ross The Boss), più alcune cover e la versione giapponese di “
Gabonzo Robot”.