Tempo due anni ed ecco il nuovo album in studio del progetto
The Big Deal, band proveniente dalla Serbia e nata nel 2020 dall'idea del produttore e chitarrista
Srdjan Brankovic e di sua moglie
Ana Nikolic che, reclutati i restanti musicisti necessari, hanno potuto dare il via all'operazione firmando un contratto con la
Frontiers Music. Se però il loro debutto di quasi tre anni fa 'First Bite' era contraddistinto da un hard rock frizzante, energico e per quanto scontato comunque funzionale e divertente, lo stesso discorso non si può purtroppo applicare alla qui presente fatica 'Electrified', il cui titolo non sembra per nulla riportare alle sonorità presenti nel disco che, per l'appunto, si discostano in maniera quasi totale da qualunque cosa possa ricordare delle chitarre elettriche, o comunque di energia che tanto aveva caratterizzato l'album precedente. Certo, che il gruppo avesse già dimostrato una particolare ammirazione per un lato più pop lo si era già capito nelle varie cover pubblicate prima di firmare il contratto vero e proprio, ricordiamo ad esempio quella di
“Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)” degli ABBA, ma qui forse si è leggermente esagerato.
Se da un lato si tenta di mantenere l'animo più stradaiolo con le varie
'Burning Up' o al massimo
'Better Than Hell', il resto è un ammucchiamento senza senso di tastiere che coprono letteralmente tutto, come su
'Coming Along' che sembra un tentativo vano di riprendere i Bon Jovi di
'New Jersey', o
'Break Down The Walls'. Fondalmente ci si trova davanti a mid tempo molto basilari che esplodono poi in ritornell bombastici dove, oltre alle suddette tastiere anche le voci delle cantati vengono amplificate al massimo, e dov conseguentemente sia le chitarre che (specialmente) il basso sono completamente affossati. Discorso a parte per
'They Defied' che riprende paro paro il giro di tastiera della Titletrack di 'The Great War' dei Sabaton, o ancora
'Like A Fire' e
'Survivor' che potrebbero essere prese in breve come esempi di quale sarà la natura dell'album.
In breve ci troviamo davanti ad una delle solite uscite che sanno di poco e nulla, suonate e cantate senza ombra di dubbio con competenza, ma che non lasciano nulla alla fine dell'ascolto se non un grande senso di vuoto. Un passo indietro verso le sonorità di 'First Bite', probabilmente, sarebbe la scelta migliore.
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