Esattamente 10 anni dopo il precedente lavoro ritornano nell’indifferenza generale gli storici
Pentagram e, anche stavolta, questa band maledetta sembra non ricevere la giusta considerazione.
Se conoscete un po’ la storia del gruppo e quella del suo carismatico cantante (
qui trovate un toccante documentario su di lui) non potete ignorare questo nuovo album.
Lightning In A Bottle ha poco doom propriamente detto al suo interno ma non per questo dovrebbe essere snobbato. Il disco si sorregge invece su canzoni che si muovono tra stoner, heavy rock, groove e la sabbia del deserto, sempre con un piglio seventies. Le composizioni sono cariche di energia, sature e gonfie, con una certa immediatezza che te le fa gustare con piacere, soprattutto la prima parte del disco è quella più "easy", come dicono i CioFani. Sono presenti anche pezzi più dilatati, riflessivi, altri portano con sé una forte carica emotiva (
"Lady Heroin" è realmente toccante) oppure elementi blues, il tutto sempre guidato dallo straripante carisma di
Bobby, un uomo che non sembra invecchiare (almeno dal punto di vista vocale) e da compagni di avventura scafati che sanno bene come forgiare canzoni semplici ed efficaci.
La maggior parte dei temi trattati verte sulle droghe e le dipendenze ma questo non significa che sia un disco cupo. Certo, c'è qualche momento scuro ma in generale rimane un lavoro energico, semplice e cazzone il giusto, come un vecchio amico che incontri al bar e con cui fai due chiacchiere spensierate. Finisce la serata e sei contento.
Un disco senza tempo, per qualsiasi tempo.
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