Tutto di "
Mutiny" grida
" ... correndo liberi", ma la destinazione delle rincorse degli svedesi Raging Fate non sono né Birmingham (Judas Priest) né tantomeno Londra (Girlschool), bensì Amburgo, presso la corte di Rock'n'Rolf.
Infatti, come i due precedenti album ("Gods Of Terror" del 2017 e "Bloodstained Gold" del 2020) anche in questa occasione il polistrumentista e cantante
Mattias Lövdal mette in piazza tutta la sua devozione nei confronti dei Running Wild e più in generale del Metal Teutonico.
Ad accompagnare
Lövdal ed il batterista
Stefan Almqvist (al fianco di
Lövdal anche negli Another Dawn), scopriamo anche
Cederick Forsberg, qui come ospite alla chitarra solista (ma ha curato anche il mixaggio e il mastering del disco), che ha già dato prova della sua fedeltà alla causa metallica e in particolare verso i Running Wild con i suoi Blazon Stone, cui si aggiungono Cloven Altar, Rocka Rollas e svariate altre collaborazioni. E tale deve, appunto, considerarsi la sua presenza nei
Raging Fate, comunque preziosa ed efficace, direi superiore sia alla performance vocale di
Lövdal sia, anche per una registrazione che la penalizza, alla prestazione di
Almqvist, più in linea con quella semplicistica e meccanica di un Angelo Sasso che agli sfarzi di Jörg Michael o Stefan Schwarzmann.
Pregi e difetti che vengono a galla già con "
Dead Man's Land" e "
Skull and Bones", episodi chiaramente in debito con il songwriting dei Running Wild di "Blazon Stone", tanto da non riuscire a far levare le ancore e sciogliere le vela a questo album, con la voce di
Lövdal a confermarsi come punto dolente dei
Raging Fate, a causa di una limitata estensione che comunque non gli impedisce di ricalcare gli stessi registri di Rock'n'Rolf. Se la seguente "
Horror Movie Mania", nonostante un inizio alla "Under Jolly Roger", prova a salpare da Port Royal a favore di un sound quadrato e rockeggiante, direi più alla "Purgatory", quello che è certo, e senza mettersi a far le pulci a ogni singolo brano, è che l'ispirazione pesca sempre da quelle parti, talvolta spostando lo sguardo verso formazioni come Accept, Grave Digger o Rage, in qualche occasione con maggior ("
In Darkness and Sorrow" e "
The Great Heathen Army") o minor successo ("
Blood Red Sky" o una "
Powder and Flame" che cade nel tranello degli
Yo Ho, Yo Ho!), ma sempre senza mai andare al di là della sterile riproposizione.
Per essere al loro terzo album era ragionevole attendersi qualcosa di più dai
Raging Fate; invece, "
Mutiny" non riesce a schiodarsi dallo status di un onesto tributo da parte di musicisti che comunque si confermano appassionati del genere, ma a quali finora è mancato lo scatto vincente.
"We are right praying Metal tonight, the message from hell and its spell... "
Metal.it
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