E' il debutto per i
Deliver the Galaxy sulle nostre pagine, perciò spendiamo qualche riga per introdurli ai lettori.
La band nasce nella Sassonia-Anhalt (la cui capitale Magdeburg è al centro di una trilogia letteraria favolosa di
Alan D. Altieri...ma questa è un'altra storia) nel 2010 e dopo il debut autoprodotto "
Project Earth" (2014) ed il successivo "
The Journey"(2020) sotto la
Wolf Metal Records, nel novembre 2023 passa nel campionato dei "grandi" firmando per la
Massacre Records e pubblicando l'anno successivo il terzo fatidico full dal titolo "
Bury Your Gods".
Come probabilmente avrete intuito il quartetto guidato da
Matthias Mente (voce e chitarra ritmica) e
Christian Rockstedt (chitarra solista) nei propri lavori tratta di fantascienza e mondi lontani e "
Bury Your Gods" non fa eccezione.
Possiamo trattarlo come un concept basato sull'assunto che l'umanità non sia sola nell'universo discutendo la tesi secondo cui una razza aliena avrebbe visitato la Terra all'epoca degli antichi Sumeri, condividendo le proprie conoscenze e la propria tecnologia attraverso le costruzioni piramidali.
In cambio queste entità aliene - dei veri e propri dei agli occhi dei terrestri - avrebbero preteso l'emarginazione delle divinità venerate dagli uomini per adorare loro, in pratica costringendoli a "
seppellire i loro dei".
Musicalmente i
DTG offrono un melodeath ricco di groove, più debitore alla scuola americana che a quella nordeuropea (più
The Black Dahlia Murder e
As They Sleep che At the Gates per chiarire), in cui le chitarre e la - buonissima - prova vocale di
Matthias Mente la fanno da padrone.
Purtroppo, come risulta palese dal voto in calce, il platter soffre di due grossi difetti che affossano il risultato finale: dopo una partenza tutto sommato dignitosa con la titletrack, "
Insetopia" e soprattutto i riff ed i bridge indovinati di "
Unsterblich", i brani scadono nella banalità e nella ripetitività, un loop in cui le strofe sono frettolosi "disturbi" per giungere al ritornello che altro non è se non la riproduzione continua del titolo del brano.
E se pensate che stia esagerando sappiate che in "
Get Down" queste parole sono ripetute una trentina di volte in 3 minuti!!
Il secondo neo di "
Bury Your Gods" è un songwriting mediocre e poco ispirato che affossa le pur buone idee mostrate nelle melodie e negli assoli: non tutti possono essere baciati dal talento nella scrittura degli
Scar Symmetry o degli
Apotheus ma è lecito pretendere qualcosa in più di quanto l'album mette in mostra.
L'impegno, la dedizione e la tenacia non sembrano mancare ai
Deliver The Galaxy, non resta che augurarsi che il prossimo disco sia più "
Interstellar" che "
Babylon A.D.".....
Deliver the Galaxy - "Shadows"
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