Il progetto
AskheM nasceva attorno alla prima metà del 1995, originariamente con il nome iniziale di
Icewind, per poi cambiare nel moniker attuale attorno al '98, per mano di
Luca "Necromancer" Grimaldi, con l'intento di realizzare una forma di Black metal primordiale.
Tra il '96 ed il 2005, mentre militava in formazioni Black metal come
Burian ed
Icehenge, nel ruolo di batterista e tastierista, "Necromancer" cambia il nick in
"VargHar NecroN" e, man mano che la passione nei confronti del mondo scandinavo, antico e mitologico, si amplificava, giunse fino a laurearsi in Storia della Musica Norvegese.
Tra il il '98 ed il '99 iniziava a prendere vita
"Bjarki", primo lavoro targato
AskheM, il quale vedrà la luce nel 2002.
"Bjarki" viene ristampato nel febbraio 2025, assieme al secondo album del gruppo
"DDFbtBM" – di cui trattiamo nel dettaglio sulle nostre pagine proprio in questi giorni –, e che adesso andremo a esaminare.
Il primo atto della creatura di
"VargHar NecroN" è un classicissimo Dark-ambient / Dungeon synth ricalcante, in tutto e per tutto, la pregevole fattura dei primi capitoli del genere sorti sotto l'ala protettiva del Black metal. In particolar modo, qui si fa riferimento al
Burzum di
"Hliðskjálf" (1999) e ai primi due lavori di
Mortiis.
A mio giudizio, non si può pensare di recensire un full-length di questo tipo scendendo in ogni sorta di dettaglio, bensì, appurato che si sia all'interno di canoni artistico/esecutivi adeguati al genere, si deve procedere trascinati dal sentimento… dalla suggestione che una simile opera è in grado di operare sul soggetto che vi si accosti.
"Bjarki" è davvero un LP in grado di sollecitare le fantasie più recondite di chi nel cuore abbia un'affettività predisposta a una visione intima, naturalistica ed esoterica dell'esistenza – con echi simili a taluni minimalismi di
Ildjarn – coniugata con la ricerca dei sensi ultimi dell'immanenza, e la convinzione che essa possegga un suo centro in forze trascendenti connesse alle Origini, e, nel nostro specifico caso, nel
fuoco segreto del paganesimo della tradizione norrena.
La qualità sonora è ruvida – benché sufficientemente nitida – e ci trasporta esattamente in quella dimensione obliante dove risiede, apparentemente confusa, la verità dell'
Altro mondo, che, di fatto, non risulta visibile, ma ciò non la rende meno rilevante di quello visibile… Anzi, è il secondo a dipendere dal primo.
Qui ci troviamo nella dimora dei cicli eterni della storia che si ripetono… Delle azioni e delle profezie degli eroi che avendo incarnato verità metafisiche permangono indistruttibili per l'eternità, restando, in potenza, costantemente attuali e pronte a reincarnarsi.
"Bjarki" è un itinerario mistico, quasi religioso; dove misteri cosmici, amore per la natura nella sua essenza più pura, folklorismo nordico e aspirazioni ascetiche – scossi da venti malinconici e sofferenti rievocanti la struggevolezza di
"Dauði Baldrs" (1997) – si incontrano e intrecciano in un nodo tanto oscuro quanto affascinante… E forse proprio per questo inestricabile.
Recensione a cura di
DiX88