C’è un piccolo particolare che distingue un disco brutto da un capolavoro, se ha l’anima e non ce l’ha.
Puoi fare tutte le giravolte che vuoi, affidarti ai produttori più fighi del momento, spendere montagne di soldi, ma sono le canzoni a fare la differenza.
Questo album non è uno di questi; cari
Lacuna Coil, io vi ringrazierò sempre per essere stati pionieri di un certo modo di portare il metal in Italia e aver passato il confine facendo breccia nell’audience d’oltreoceano negli States così chiuso verso chi non proviene da quelle terre.
Ma qui manca l’anima, l’emozione, più lo ascoltavo questo nuovo parto più mi facevo l’idea che fosse un disco costruito per piacere al pubblico nordamericano e per scalare le classifiche alternative.
Produzione bombastica e potente, chitarroni ribassati, vocione in growl e
Cristina che ha dato fondo alle sue energie e poi….nulla.
I brani qui mi sono scivolati via, non sento un’emozione, nulla che mi tocchi dentro come dovrebbe fare la musica; persino le due partecipazioni speciali di
Randy Blithe dei
Lamb Of God e
Ash Costello dei
New Years Day sembrano ininfluenti, “
I wish you where dead” sembra un pop “appesantito” ma che avrebbe potuto essere pensato e cantato da
Pink o
Anastacia, nulla di male per carità ma rende ancor di più il senso di artificiosità.
Sicuramente questo nuovo album sfonderà negli Usa, sarà adorato dalla fanbase di lì, ma personalmente un disco così è come una bella scatola regalo, puoi impacchettarla di colori sgargianti, metterle un bel fiocco ma se dentro è vuota cosa resta? Peccato...
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