Copertina 8

Info

Anno di uscita:2025
Durata:44 min.
Etichetta:Hell Tour Productions

Tracklist

  1. CARNIVAL OF DARKNESS
  2. OUT OF THE FIRE
  3. LOST SOULS
  4. THROUGH MY VEINS
  5. RISE FROM THE ASHES
  6. CYBER LUST
  7. CODE RED
  8. SOLDIERS OF THE LIGHT
  9. HERE AND NOW
  10. MORE THAN LIFE

Line up

  • Francesco Marras: guitars, bass, drums programming, vocals on tracks #2,4,5,7,9,10
  • David Readman: vocals on track #3
  • Gianni Pontillo: vocals on track #1
  • Iacopo Meille: vocals on track #6
  • Daniele Ledda: vocals on track #8
  • Pavel Ljubicic: drums on track #3
  • Marco Cossu: Hammond on tracks #3,6
  • Marco Garrucciu: bouzouki on tracks #2,4

Voto medio utenti

Francesco Marras è un’eccellenza italiana, riconosciuta a livello internazionale.
Un dato assodato, soprattutto grazie alla sua militanza nei Tygers of Pan Tang, ma utile da ribadire anche in tempi in cui la credibilità del rock italico non è più un’eccezione (la mia anagrafe, ahimè, mi consente di ricordare lo “stupore” di pubblico e critica stranieri per le origini, ad esempio, di un Alex Masi o di un Fabio Del Rio …) ed è doverosamente accreditata a livello globale senza pregiudizi di sorta.
Ricordando che la suddetta prestigiosa reputazione è frutto anche di altre importanti esperienze professionali (Screaming Shadows, Revolution Road, … e una miriade di collaborazioni …), non è da trascurare nemmeno la sua carriera da “solista”, giunta alla quarta pubblicazione discografica.
Out of the fire”, vanta un bel parterre di ospiti, soprattutto vocali, attentamente “selezionati” per assecondare le diverse sfumature delle composizioni, devote alla Grande Storia dell’hard n’ heavy (Dio, Rainbow, Ozzy, Y. J. Malmsteen, Impellitteri, …), di cui l’artista sassarese è un ispirato esegeta.
Il suo guitar-work, sebbene contraddistinto da una variegata gamma espressiva, è sempre molto “funzionale” all’efficacia dei brani, lasciando ad altri l’elaborazione di trattati di ridondanza sonora e velocità esecutiva fine a sé stessa, evitando al contempo di cadere nella trappola delle elucubrazioni sperimentali ed enigmatiche.
Aggiungiamo una prestazione dietro al microfono per nulla intimidita dalla presenza di rappresentanti della fonazione modulata così autorevoli, ed otteniamo un albo piuttosto “classico” nelle intenzioni artistiche e non per questo fastidiosamente ovvio e ripetitivo, capace com’è di sviluppare i consolidati schemi del genere con intelligenza e innata attitudine.
Peculiarità evidenti fin dall’apripista “Carnival of darkness”, che affida all’ugola di Gianni Pontillo (Victory) un bel carico di riff cromati e solos taglienti, avvolti da una costruzione melodica piuttosto incisiva.
Passando alla title-track dell’opera e alla grunge-esqueThrough my veins” (qualcosa tra Richie Kotzen e i Soundgarden …), in cui è il bouzouki di Marco Garrucciu a rappresentare il principale contributo “esterno”, il clima sonoro diventa più inquieto ed evocativo, a conferma di una cultura musicale ampia e multiforme.
Un patrimonio di conoscenze che, ascoltando “Lost souls”, include di certo Whitesnake e Rainbow, i quali per essere omaggiati in maniera proficua hanno bisogno di un adeguato catalizzatore canoro, ruolo che David Readman (Pink Cream 69, Voodoo Circle, …) incarna senza titubanze.
A chi predilige soluzioni metalliche vulcaniche e anthemiche è dedicata “Rise from the ashes”, mentre con la maestosa “Cyber lust” è inevitabile aggiungere i Led Zeppelin tra gli autorevoli influssi della raccolta, esaltati dalla “solita” prestazione di spessore di Jacopo Meille (Mantra, Sainted Sinners, Tygers of Pan Tang, …).
Code red” rimpingua ulteriormente le quote di metallo di classe concesse a “Out of the fire”, lasciando a “Soldiers of the light” il compito di allettare l’astante attraverso cadenze fosche e solenni, ben gestite dalla valente ugola di Daniele Ledda (Twilight Zone).
Here and now” colpisce per una melodia particolarmente intrigante e anche la conclusiva “More than life”, in cui pathos e ficcanti guizzi chitarristici si combinano ad arte, ratifica in modo inequivocabile l’impressione di essere al cospetto di un disco concepito e realizzato con grande cura, ispirazione e acume, uno di quelli, insomma, che tutti gli appassionati del settore non dovrebbero proprio lasciarsi sfuggire.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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