Devo dire che quando mi sono apprestato a curare la recensione del debut album dei
Tyran, mi sarei aspettato un altro tipo di metal classico. La band tedesca infatti, dopo una iniziale gavetta prima sotto il monicker di Martyr (poi cambiato sempre nel 2020, anno di nascita) e due singoli, arriva nel 2024 al debut album sotto la Iron Shield Records, intitolato
'Tyran's Oath'. Dopo breve tempo però, arriva firma con la
Listenable Records che decide di ristampare l'album nel 2025, e qui arriviamo a ciò che ho detto poco fa. L'impressione era, data anche la copertina, di trovarmi davanti a un metal molto più Mercyful Fate oriented, con qualche sprazzo epicheggiante, sonorità sulfuree, oscure. Non che il risultato sia molto lontano, dato che sopratutto nella voce del cantante
Nicolas Peter si trova un evidente tributo all'iconico falsetto del Re Diamante, e anche a John Cyriis degli Agent Steel, ma musicalmente parlando ci si muove maggiormente su sonorità più vicine alla NWOBHM e al power metal US (Riot specialmente) con un'attenzione particolare ai ritornelli decisamente intriganti e agli assoli che, anche qui, pagano tributo al movimento inglese di inizio anni 80'.
Parlando di ritornelli impossibile non citare la bella
'Thrill Of The Chains', che parte come mid tempo per poi esplodere inun pezzo che difficilmente verrà dimenticato, mentre la passione verso altre band come i Judas Priest degli anni 70' viene messa in primo piano con le varie
'Fists Of Iron' e
'Strike of the Whip'. Si torna su territorio americano con
'Highway Warriors', dove
Peter punta altissimo, risultando però quasi mai fastidioso, riuscendo a dare l'energia necessaria ai vari pezzi senza uscire fuori dal limite. Si abbassa il volume con la Titletrack, un vero e proprio anthem dal riffing roccioso, mentre con
'Riot in the Streets' la band torna a puntare il tutto su un chorus veramente azzeccato. Questo mix di influenze, pur restando inglobati nella sfera del metal classico, dona al disco un'aura gradevole e che tiene alta l'attenzione, gioco forza anche la durata dei singoli pezzi che girano in mediia sui quattro minuti.
Una bella occasione dunque di scoprire un album che, se vi era passato sottomano lo scorso anno, è capace di regalare più di un moento di piacevolezza. Decisamente consigliato.
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