Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:60 min.
Etichetta:Despotz Records

Tracklist

  1. VIRAGO
  2. TEMPEST
  3. GLASS AND SUN
  4. ANCHORHOLD
  5. SACRAMENT OF AVARICE
  6. FROM THE ATHANOR
  7. TO ARRIVE
  8. SAINT YERSINIA

Line up

  • Erik Larsson: guitars, lute, mandola, vocals
  • Mikael Lindström: bagpipes, hurdy gurdy, mandola, backing vocals
  • Rikard Jansson: bass, backing vocals
  • Andreas Skoglund: drums, percussion, backing vocals
  • Jonas Lindh: guitars, backing vocals

Voto medio utenti

Fin dai tempi degli Skyclad e poi in numerose band d’estrazione black metal, la musica folk, con il suo elevato potere evocativo, è diventata parte integrante di una formula sonora che punta a sollecitare la componente più ancestrale e pagana dell’animo rockofilo, quella dove sopravvivono le forze primordiali della natura.
Ritrovare tali antichi pigmenti nella proposta della Apocalypse Orchestra, dopo averli apprezzati in formazioni come Ulver, Falkenbach, Waylander, In Extremo e nei nostri Folkstone (ma l’elenco sarebbe molto più corposo …) non rappresenta esattamente una “novità”, mentre più “sorprendente” può apparire il fatto che gli svedesi li inseriscono in un ambito gothic-doom, avvicinandosi, anche grazie ad alcune deviazioni progressive, ad una sorta di fusione tra My Dying Bride, Primordial e King Goat.
Un’ambientazione piuttosto suggestiva, che si sgrana evocando scenari fortemente “cinematografici”, dove carovane di reietti cercano di sfuggire alla peste arrancando nelle tempeste di neve o in cui si materializzano i versi di poemi epici popolati da androgine figure femminili o ancora in cui si assiste a perniciose liturgie officiate in oscure abbazie medievali.
Un bel po’ di “immagini sonore” (e quelle citate sono solo alcune di quelle che mi ha procurato la fruizione del disco …), insomma, che gli scandinavi alimentano attraverso la voce baritonale (impegnata anche in brevi dissertazioni in growl) di Erik Larsson e una serie di composizioni dall’andatura marziale, flemmatica e solenne, intrise di strumenti tipici della musica popolare e di aperture armoniche trionfali, che purtroppo, però, hanno il limite di replicare un po’ troppo loro stesse, finendo, alla lunga, per attenuare l’interesse dell’astante.
Non sono sufficienti (almeno non del tutto …), infatti, le intriganti reminiscenze prog (un esempio su tutti, “Glass and sun” …) che affiorano nel programma per rendere “A plague upon thee” un ascolto davvero catalizzante e scevro da qualsivoglia rischio di effetti “soporiferi”.
Difficile, vista anche la sostanziale reiterazione delle atmosfere espressive, effettuare selezioni di merito e così mi limiterò a segnalare al lettore la conclusiva “Saint Yersinia”, eleggendola come l’emblematica dimora delle diverse peculiarità della Apocalypse Orchestra.
Il progetto artistico è parecchio intrigante e non banale, ma per ascendere alle vette del coinvolgimento emotivo sarà necessario arricchirlo di una maggiore eterogeneità, magari proprio incrementando il coefficiente squisitamente progressivo del suono.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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