Copertina 8

Info

Anno di uscita:2006
Durata:60 min.
Etichetta:Napalm
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE BEGINNING
  2. THE HAMMER OF THOR
  3. ENVY
  4. BROTHERS BANE
  5. THE BURNING
  6. THE RIDE TO HEL
  7. TORSTEINS KVAEDI
  8. GRÍMUR Á MIDALNESI
  9. WINGS OF TIME
  10. THE RAGE OF THE SKULLGAFFER
  11. THE HUNT
  12. VICTORY
  13. LORD OF LIES
  14. GJALLARHORNID
  15. RAGNAROK
  16. THE END

Line up

  • Heri Joensen: vocals, guitars
  • Terji Skibenæs: guitars
  • Gunnar H. Thomsen: bass
  • Kári Streymoy: drums

Voto medio utenti

Ho aspettato un bel po’ prima di recensire questo terzo album della band proveniente dalle Far Oer, uscito più o meno da una decina di giorni ma da quasi due mesi nelle mie mani. Ho girato e rigirato questo promo tra le mie mani centinaia di volte, osservandone con attenzione la (splendida!) copertina, l’ho ascoltato in macchina, sia in autostrada che nel traffico romano, l’ho ascoltato al computer mentre lavoravo, sul potente stereo di casa mentre mi facevo un bel caffè alla sambuca davanti ad un camino acceso, ed ancora l’ho ascoltato in cuffia a letto, al buio, immerso nel silenzio della notte.
Dopo tanto rimuginare, sono giunto alla conclusione che la band capitanata da Heri Joensen, indiscusso leader carismatico della band, abbia realizzato un nuovo splendido album ma anche che abbia talvolta esagerato.
Intendiamoci…fare meglio di “Eric the Red” sarebbe stato letteralmente impossibile, data la perfezione assoluta che quel disco rasenta (di cui potete leggere la recensione qui) ma è probabile che, complice anche l’intenzione di realizzare un concept album a dir poco impegnativo, basato sulle vicende del Ragnarok (appunto, il titolo dell’album), ovvero secondo la mitologia norrena la battaglia finale tra le potenze della luce e quelle delle tenebre, al termine della quale il mondo verrà distrutto e quindi rigenerato, i Tyr si siano spinti un poco oltre, creando così un disco molto bello, affascinante dal punto di vista narrativo, tecnicamente eccelso ma davvero difficile nell’ascolto, che richiede un’attitudine forse diversa da quella di cui sono in possesso gli ascoltatori dei primi due lavori.
In definitiva, “Ragnarok” è un complesso album di epic progressive, in cui la seconda componente è presente in maniera massiccia, fondendosi però all’interno del lento e sulfureo epic metal dei Tyr, stavolta più monumentale ed oppressivo del solito, più volte tranquillamente assimilabile al doom: non ci sono episodi più ariosi e luminosi come “Dreams”, non ci sono brani aperti come “The Edge”, la tragedia e la disperazione del ragnarok viene riportata alla perfezione sul disco, addirittura la concezione ciclica della creazione del mondo viene rispettata dato che l’album si conclude nello stesso modo in cui inizia: vengono narrate le imprese di Thor e del suo martello, il viaggio a Hel, il regno della morte, la lotta conclusiva di Heimdall che con il suo corno Gjallarhorn chiama allo scontro Odino e tutte le altre divinità, fino alla distruzione finale di tutto.
Un’opera a dir poco curata nei minimi particolari, non a caso Heri è studioso ed appassionato di storia antica e medievale, che trova i suoi punti di forza nella marziale “The Hammer of Thor”, nella anthemica “The Ride To Hel” e nella folkloristica “Wings of Time”, che riprende un tema popolare (presente per qualche secondo nella versione originale) così come era stato per “Regin Smidur” e la conclusiva title track, la summa della musica dei Tyr, evocativa, magica, solenne così come lenta ed impegnativa ma di grande soddisfazione per coloro che riusciranno a dedicargli qualche ora d’attenzione.
Non così stupefacente come il precedente lavoro (come detto, sarebbe stato impossibile fare di meglio) ma un gioiello nero di indiscutibile valore che consacra i Tyr come una band dalle incredibili capacità e dal livello artistico davvero cristallino.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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